Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Musei Civici, laboratori didattici e per il restauro Ecco il nuovo volto
Ci sono voluti 12 anni e circa cinque milioni Presentata anche la nuova caffetteria
Là dove c’era una «discarica con materiale lasciato ovunque» (così la definisce testualmente l’assessore alla cultura Andrea Colasio) ora c’è una sorta di nuova ala. Per consentire di compiere il salto di qualità tanto auspicato, soprattutto dopo la nomina di Padova Urbs Picta a patrimonio mondiale Unesco: i Musei Civici Eremitani si fanno ancora più belli. O meglio, si ingrandiscono: ci sono voluti 12 anni e circa cinque milioni di euro — dei quali tre milioni e mezzo ricevuti grazie alla vincita da parte dell’allora amministrazione comunale di un bando regionale del 2011 per l’assegnazione di fondi europei e un milione e 300mila finanziato dalla Fondazione Cariparo — ma ora l’area museale è fornita anche di un lapidario, di un “patio” con resti in pietra recuperati e di un edificio polivalente.
A fare da Cicerone è proprio l’assessore Colasio, che non usa mezzi termini per spiegare la portata dell’intervento: «Una città d’arte internazionale deve essere dotata di servizi fondamentali per l’accoglienza del turista ma deve essere anche attrezzata per sviluppare altre funzioni: un museo senza laboratori didattici per l’insegnamento sul posto alle varie scolaresche che vanno a visitarlo non merita di essere chiamato così, ma ora questo spazio c’è».
Non solo: al piano superiore dello stabile è presente un grande e moderno laboratorio per i restauri: «Ne andiamo particolarmente fieri — aggiunge Colasio — perché non sono molti i musei che ne possiedono, anzi da ora siamo gli unici del Nord-est ad avercene uno. Possiamo contare su materiali di eccellenza e macchinari di ultima generazione, e grazie alle convenzioni con l’università e con alcune ditte specializzate saremo in grado di formare i restauratori consentendo loro di lavorare in uno spazio che oserei definire magico».
Nell’edificio — situato nella parte retrostante del museo — fa bella mostra di sé anche la nuova caffetteria, di cui si era tanto parlato nei mesi scorsi: la gestione è stata infatti affidata alla cooperativa sociale «Percorso vita» fondata da don Luca Favarin, che si occupa nel recupero dei profughi e che è già esperta nel settore (con il ristorante etico «Strada facendo» a Chiesanuova). A far discutere, però, era stato il licenziamento delle due dipendenti storiche, vicenda sulla quale c’è un’importante novità: «C’è un preciso impegno da parte dei vincitori del bando — spiega Colasio — di risolvere giustamente i problemi delle due signore che prestavano servizio, per le quali si è deciso un percorso concordato in modo tale che verranno garantiti i loro diritti: a seguire gli sviluppi è il sindaco Giordani in persona».
Il quale, a fianco dell’assessore alla cultura, conferma e commenta le novità del museo: «Se già prima era bellissimo ora lo è ancora di più: il mio invito a venirlo a visitare non va solo ai turisti, ma a tutti i padovani perché è davvero uno spazio incantevole». Anzi, «un’insula museale» come viene chiamata dall’assessore Colasio, perché nel giardino di collegamento tra le due strutture trovano posto un’area chiamata “Lapidario” con un recinto funerario di epoca romana e un’altra con resti in pietra tra cui un pezzo del leone marciano che nel ‘500 faceva bella mostra di sé su Porta Santa Croce. «E a breve — anticipa Colasio — apriremo una “breccia” su un muro che dà su via Porciglia per consentire a chi arriva dai Giardini dell’arena di accedervi direttamente».
Al posto di un deposito I nuovi locali a vocazione didattica sono stati ricavati da un’area dei Musei Civici Eremitani dove veniva accantonato materiale di risulta