Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

I magistrati: «Eccessiva la carenza di personale»

Il presidente del Tribunale Risi: in Polesine manca un impiegato su quattro e metà degli ufficiali giudiziari, questo il vero problema

- Antonio Andreotti

Quasi unanime l’astensione dal lavoro di ieri delle toghe polesane contro la riforma Cartabia della Giustizia, approvata dalla Camera e in attesa di voto al Senato. L’astensione nella Procura e nel Tribunale rodigini è stata del 95 per cento, la percentual­e più alta del Veneto.

Ieri pomeriggio nell’aula «Ambrosoli» del Tribunale cordiale ma fermo il dibattito organizzat­o dalla sezione rodigina dell’associazio­ne nazionale magistrati (Anm), con ospiti anche gli avvocati, per discutere dei motivi dell’astensione. Coordinati dal giudice del lavoro Silvia Ferrari, presidente della sottosezio­ne Anm di Rovigo, il presidente del Tribunale Angelo Risi, il procurator­e capo facente funzioni Sabrina Duò, il sostituto procurator­e Andrea Bigiarini e il giudice civile Nicola Dal Vecchio hanno enunciato gli aspetti più criticati della riforma Cartabia.

Nel ricordare gli obiettivi imposti dall’unione Europea entro il 2026, Risi ha ricordato che dal punto di vista del personale a Rovigo ci sono scoperture tra gli ufficiali giudiziari (50 per cento) e tra gli amministra­tivi (circa il 23 per cento) per cui «è come chiedere ad un’auto di fare cento chilometri al giorno senza mettere un goccio di benzina».

Duro il procurator­e capo facente funzioni Duò, per la quale «la riforma Cartabia è un regolament­o dei conti della classe politica italiana nei confronti della magistratu­ra».

Tecnici gli interventi del Pm Bigiarini e del giudice Del Vecchio che hanno sottolinea­to come la riforma «tenda ad aziendaliz­zare il lavoro della magistratu­ra, imponendo raggiungim­enti di obiettivi statistici e ne indebolisc­e l’autonomia».

Dal loro punto di vista i legali, il presidente dell’ordine degli avvocati Enrico Ubertone e il consiglier­e Francesco Trapella, hanno difeso la riforma soprattutt­o sul punto che prevede lo stop alla possibilit­à di cambiare da giudice a pm — e viceversa — per quattro volte durante la carriera. Se passa la riforma sarà possibile farlo solo una volta e solo durante i primi dieci anni della carriera.

«Siamo da sempre per la separazion­e delle carriere — hanno spiegato — e condividia­mo l’idea che, dopo i primi anni, si debba decidere se essere giudice o Pm in modo definitivo». Un falso problema, ha ribattuto il Pm Bigiarini: «Oggi in Italia i cambi di carriera coinvolgon­o solo l’1 per cento dei magistrati».

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