Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
I magistrati: «Eccessiva la carenza di personale»
Il presidente del Tribunale Risi: in Polesine manca un impiegato su quattro e metà degli ufficiali giudiziari, questo il vero problema
Quasi unanime l’astensione dal lavoro di ieri delle toghe polesane contro la riforma Cartabia della Giustizia, approvata dalla Camera e in attesa di voto al Senato. L’astensione nella Procura e nel Tribunale rodigini è stata del 95 per cento, la percentuale più alta del Veneto.
Ieri pomeriggio nell’aula «Ambrosoli» del Tribunale cordiale ma fermo il dibattito organizzato dalla sezione rodigina dell’associazione nazionale magistrati (Anm), con ospiti anche gli avvocati, per discutere dei motivi dell’astensione. Coordinati dal giudice del lavoro Silvia Ferrari, presidente della sottosezione Anm di Rovigo, il presidente del Tribunale Angelo Risi, il procuratore capo facente funzioni Sabrina Duò, il sostituto procuratore Andrea Bigiarini e il giudice civile Nicola Dal Vecchio hanno enunciato gli aspetti più criticati della riforma Cartabia.
Nel ricordare gli obiettivi imposti dall’unione Europea entro il 2026, Risi ha ricordato che dal punto di vista del personale a Rovigo ci sono scoperture tra gli ufficiali giudiziari (50 per cento) e tra gli amministrativi (circa il 23 per cento) per cui «è come chiedere ad un’auto di fare cento chilometri al giorno senza mettere un goccio di benzina».
Duro il procuratore capo facente funzioni Duò, per la quale «la riforma Cartabia è un regolamento dei conti della classe politica italiana nei confronti della magistratura».
Tecnici gli interventi del Pm Bigiarini e del giudice Del Vecchio che hanno sottolineato come la riforma «tenda ad aziendalizzare il lavoro della magistratura, imponendo raggiungimenti di obiettivi statistici e ne indebolisce l’autonomia».
Dal loro punto di vista i legali, il presidente dell’ordine degli avvocati Enrico Ubertone e il consigliere Francesco Trapella, hanno difeso la riforma soprattutto sul punto che prevede lo stop alla possibilità di cambiare da giudice a pm — e viceversa — per quattro volte durante la carriera. Se passa la riforma sarà possibile farlo solo una volta e solo durante i primi dieci anni della carriera.
«Siamo da sempre per la separazione delle carriere — hanno spiegato — e condividiamo l’idea che, dopo i primi anni, si debba decidere se essere giudice o Pm in modo definitivo». Un falso problema, ha ribattuto il Pm Bigiarini: «Oggi in Italia i cambi di carriera coinvolgono solo l’1 per cento dei magistrati».