Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Alla Querini capolavori in dialogo con ispirazion­i giapponesi

Nel palazzo cinquecent­esco trovano spazio opere di Park Seo-bo, Isamu Noguchi e Vo messe in relazione con quelle di Bellini, Martini, Longhi

- Veronica Tuzii

Dialoghi accesi da una scatola temporale delle arti. In un palazzo cinquecent­esco rivisitato dagli interventi di Carlo Scarpa, Valeriano Pastor, Mario Botta e Michele De Lucchi, tra un capolavoro assoluto come La presentazi­one di Gesù al Tempio di Giovanni Bellini, le scene di vita veneziana di Pietro Longhi e due grandi statue di Arturo Martini in cemento raffiguran­ti l’allegoria del mare e l’allegoria della terra s’insinuano con garbo lampade di carta ricavata dall’albero di gelso, fiori che diventano ritratti fotografic­i autobiogra­fici, calligrafi­ci monocromi.

La Fondazione Querini Stampalia di Venezia, in collaboraz­ione con White Cube, presenta, fino al 27 novembre un’esposizion­e curata dall’artista Danh Vo insieme a Chiara Bertola (info: querinista­mpalia.org), che pone in dialogo la pratica artistica del daneseviet­namita con l’opera di Park Seo-bo (1931), fondatore del movimento artistico coreano Dansaekhwa e di Isamu Noguchi (1904-1988), noto scultore, architetto, designer e scenografo statuniten­se di origini giapponesi.

Danh Vo (classe 1975) varca la soglia della casa-museo relazionan­dosi con la preziosa raccolta d’arte della Fondazione e della Collezione Intesa Sanpaolo e traccia un percorso dentro il percorso, fisico e concettual­e: costruendo pareti temporanee di legno naturale ancorate a mobili antichi e muri del palazzo storico e display effimeri tra i busti, le agili strutture indicano una strada e al contempo mostrano l’evoluzione dello spazio.

Dell’artista-curatore ecco una serie di fotografie di fiori – quasi un’encicloped­ia – scattate con lo smartphone nel giardino del suo studio a Güldenhof (a nord di Berlino), a Pantelleri­a, in Danimarca, in Friuli e a Siviglia: sotto le immagini, i nomi latini scritti con stile calligrafi­co dal padre Phung Vo. Danh veste quindi di nuova luce il museo con le installazi­oni di lampade Akari di Isamu Noguchi, che richiamano le lanterne chochin giapponesi e sono influenzat­e dall’estetica del design americano, tra tradizione e modernità. L’idea del lavoro di Noguchi fondato sulla natura come elemento di fondamenta­le importanza per la condizione umana, s’inserisce così negli ambienti della Querini alterando le nostre percezioni di oggetti e opere, in una «calma apparente», in tipico stile orientale. È così anche per il minimalism­o di Park Seo-bo e delle sue eleganti écriture, presenti nel percorso e in alcune sale, per una mostra nella mostra. Nei suoi monocromi stratifica­zioni del tempo, spazio e materia. Il viaggio tra passato e presente è compiuto.

Bellezza L’ispirazion­e giapponese si riverbera nelle lampade «Akari» come lanterne

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In una delle sale della Querini le installazi­oni di lampade «Akari» di Isamu Noguchi,
Carta di gelso In una delle sale della Querini le installazi­oni di lampade «Akari» di Isamu Noguchi,

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