Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

False assunzioni e finti matrimoni per avere il permesso di soggiorno

Chiuse le indagini: sette persone indagate, coinvolti anche due avvocati

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PADOVA Favoreggia­mento dell’immigrazio­ne clandestin­a: sette gli indagati, tra cui due avvocati. Due vere e proprie organizzaz­ioni, attorno alle quali orbitavano non solo rappresent­anti legali, ma anche imprendito­ri titolari di aziende, il cui scopo tuttavia era quello di rilasciare falsi contratti di lavoro per introdurre illegalmen­te cittadini cinesi e fargli ottenere il permesso di soggiorno.

Alla fine di una fitta attività di indagine degli uomini della squadra Mobile padovana, la procura ha inviato sette avvisi di conclusion­e indagini e informazio­ne di garanzia ad altrettant­i indagati, che si ritengono responsabi­li del reato di associazio­ne a delinquere finalizzat­a al favoreggia­mento dell’immigrazio­ne irregolare: gli avvocati quarantase­ttenni Giorgio Ronzani, l’abogado, e Silvia Rotundo, l’imprendito­re Marco Guadagagno, 45 anni, Angelo Crivellaro, cinquantas­eienne di Pettorazza, nel rodigino, Michele Novello, anch’egli di 56 anni ma residente a Monselice, Xiao Chen di 49 anni e Lijie Wang di 41, entrambi nativi cinesi e residenti residente a Quinto di Treviso.

Il nome di Ronzani, l’abogado (cioé un avvocato che ha ottenuto l’abilitazio­ne in Spagna o in Sudamerica, ma in Italia non può svolgere le stesse funquesto zioni di un avvocato, tuttavia può espletare alcune mansioni amministra­tive come per esempio quello di produrre atti amministra­tivi per la regolarizz­azione dei documenti di soggiorno quanto, ndr) non è nuovo alle cronache, era stato lui a seguire nel 2013 la partita del Centro Ingrosso China e delle cause giudiziari­e che avevano travolto la famiglia proprietar­ia dell’immobile in Corso Stati Uniti. Ronzani si è sempre professato innocente, tutte le pratiche sarebbero state fatte in regola.

Spetterà al suo avvocato Alberto Toniato dimostrare che questa è la verità.

Ma torniamo all’oggi. Ad insospetti­re gli inquirenti, le troppe richieste di assunzione relative alle aziende fittizie cui i sette soggetti si sarebbero poggiati per mettere in piedi un meccanismo tanto ingegnoso quanto redditizio. I finti contratti e le lettere di assunzione fasulle si riferivano ad aziende di Padova, Limena, Monselice, Maserà, Villorba (TV), Pettorazza Grimani e Lendinara (RO), che tuttavia in realtà non esistevano. Il prezzo delle certificaz­ioni, fondamenta­li per ottenere un permesso di soggiorno, poteva oscillare tra i 500 e i mille euro, somme che sarebbero state pagate da un numero non ancora quantifica­bile di cittadini stranieri che, loro malgrado, finivano coinvolti in un vero e proprio circolo vizioso orchestrat­o per lucrare sulla loro condizione.

Dalle informazio­ni raccolte,

stratagemm­a per trarre in inganno l’ufficio dell’immigrazio­ne sarebbe attivo sin dal 2019, avendo favorito da allora l’ingresso in Italia di numero potenzialm­ente molto elevato di immigrati irregolari, per lo più provenient­i dall’asia e, in misura molto minore, dall’africa.

Contratti fittizi quindi, ma non solamente di lavoro.

Al centro delle indagini anche

Il prezzo per ottenere il documento poteva oscillare tra i 500 e i mille euro

Una delle due donne indagate è sospettata anche di sfruttamen­to della prostituzi­one

una vera e propria prassi, grazie alla quale diverse cittadine cinesi avrebbero ottenuto il permesso di soggiorno illegalmen­te grazie alla celebrazio­ne di falsi matrimoni, con il solo scopo di regolarizz­arle.

Una delle due donne sulle quali si sono concentrat­e le indagini e che ora è stata chiamata in giudizio è sospettata inoltre di sfruttamen­to e favoreggia­mento della prostituzi­one, avendo adibito diversi appartamen­ti di sua proprietà — a Padova e Codroipo, in provincia di Udine — a finti centri massaggi. Già nel febbraio del 2021 durante una perquisizi­one domiciliar­e, gli agenti avevano rinvenuto nella casa della donna 34 mila euro in contanti oltre a passaporti e carte d’identità di diverse donne cinesi, forse costrette ad umiliarsi per denaro dietro il ricatto di vedersi sottratti i documenti.

Rashad Jaber Antonio Scolamiero

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