Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Processo Bpvi, il bilancio 2014 e le baciate «nascoste»
Kpmg, il legale e la rabbia di Sorato
MESTRE Si era già abbondantemente capito nel corso del lungo cammino processuale ma ieri, davanti ai giudici della Corte d’appello, se n’è avuta una plastica riconferma: la Popolare di Vicenza chiuse il bilancio del 2014 avendo piena consapevolezza dell’esistenza delle famigerate «baciate», cioè le operazioni di finanziamento ai soci-clienti direttamente correlate all’acquisto di azioni della banca.
Lo sapeva la prima linea dei manager di Bpvi, se n’erano accorti anche i revisori contabili di Kpmg (che avevano individuato un campione di 17 «operazioni critiche» dell’ammontare di 13 milioni di euro e, per questo, chiesero ai dirigenti della Popolare una sorta di rassicurazione scritta sulla legittimità della pratica) ma, in definitiva, tutti pensarono a coprirsi le spalle piuttosto che a denunciare l’esistenza del bubbone. Tanto che, nell’aula bunker di Mestre, si è riacceso per alcuni minuti lo scontro mai sopito tra i legali di parte civile e i «controllori» di Kpmg: «Voi non avete fatto bene il vostro lavoro - è andato dritto l’avvocato Renato Bertelle, rivolgendosi al testimone Vito Antonini, partner di Kpmg -: come mai vi siete fermati alle sole 17 operazioni del campione e non avete esteso le verifiche a tutte le sottoscrizioni dell’aumento di capitale da 600 milioni?». Risposta serafica di Antonini: «I revisori agiscono a campione, il controllo totale lo ha fatto la Bce e ci sono voluti 6 mesi di tempo e il lavoro di 18 ispettori... Noi ci esprimiamo sulla congruità del bilancio, non su questioni che attengono alla vigilanza».
Richiamata a sua volta sul banco dei testimoni, l’avvocato Anna Papacchini, all’epoca responsabile dell’ufficio legale della banca, ha ricostruito una delle scena madri di tutta la vicenda: il famoso incontro-scontro a tu per tu con l’ex direttore generale Samuele Sorato, spalleggiato dal vice Andrea Piazzetta (sullo sfondo, ma silente, il dirigente responsabile della funzione bilancio Massimiliano Piazzetta), durante il quale Sorato medesimo ribadì alla Papacchini che Kpmg, attraverso Pellegrini, aveva richiesto alla banca un parere legale che confermasse la legittimità di quelle prime 17 «baciate», pena la mancata certificazione del bilancio 2014. La risposta della responsabile dell’ufficio legale è un no: «Piuttosto - ha ricordato Papacchini - ho suggerito al direttore generale l’opportunità di ordinare un audit (una valutazione indipendente, ndr) per accertare le reali dimensioni del fenomeno portato alla luce dai quei 17 casi rilevati da Kpmg». È qui che Sorato va su tutte le furie («Se queste sono le proposte, allora mi trovo un altro legale», le sue frementi parole), mentre Piazzetta pronuncia la fatidica frase che equivale a una sentenza: «Se facciamo un audit, andiamo tutti a casa». Come scopriranno più avanti gli ispettori della Bce, i 13 milioni campionati da Kpmg erano letteralmente briciole rispetto alla gigantesca portata dei finanziamenti correlati all’acquisto di azioni.
Fatto sta che, quella volta, toccò all’altro vicedirettore della banca, Emanuele Giustini, rassicurare (prima a voce e poi per iscritto) i dubbiosi revisori di Kpmg sulla legittimità di quelle 17 posizioni, almeno per quanto riguardava il merito creditizio. Lo stesso Giustini che, ora, si è abbattuto come un ciclone sul processo d’appello, dichiarandosi «pentito» e pronto a raccontare un’altra verità: verrà sentito mercoledì prossimo.