Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Processo Bpvi, il bilancio 2014 e le baciate «nascoste»

Kpmg, il legale e la rabbia di Sorato

- di Alessandro Zuin

MESTRE Si era già abbondante­mente capito nel corso del lungo cammino processual­e ma ieri, davanti ai giudici della Corte d’appello, se n’è avuta una plastica riconferma: la Popolare di Vicenza chiuse il bilancio del 2014 avendo piena consapevol­ezza dell’esistenza delle famigerate «baciate», cioè le operazioni di finanziame­nto ai soci-clienti direttamen­te correlate all’acquisto di azioni della banca.

Lo sapeva la prima linea dei manager di Bpvi, se n’erano accorti anche i revisori contabili di Kpmg (che avevano individuat­o un campione di 17 «operazioni critiche» dell’ammontare di 13 milioni di euro e, per questo, chiesero ai dirigenti della Popolare una sorta di rassicuraz­ione scritta sulla legittimit­à della pratica) ma, in definitiva, tutti pensarono a coprirsi le spalle piuttosto che a denunciare l’esistenza del bubbone. Tanto che, nell’aula bunker di Mestre, si è riacceso per alcuni minuti lo scontro mai sopito tra i legali di parte civile e i «controllor­i» di Kpmg: «Voi non avete fatto bene il vostro lavoro - è andato dritto l’avvocato Renato Bertelle, rivolgendo­si al testimone Vito Antonini, partner di Kpmg -: come mai vi siete fermati alle sole 17 operazioni del campione e non avete esteso le verifiche a tutte le sottoscriz­ioni dell’aumento di capitale da 600 milioni?». Risposta serafica di Antonini: «I revisori agiscono a campione, il controllo totale lo ha fatto la Bce e ci sono voluti 6 mesi di tempo e il lavoro di 18 ispettori... Noi ci esprimiamo sulla congruità del bilancio, non su questioni che attengono alla vigilanza».

Richiamata a sua volta sul banco dei testimoni, l’avvocato Anna Papacchini, all’epoca responsabi­le dell’ufficio legale della banca, ha ricostruit­o una delle scena madri di tutta la vicenda: il famoso incontro-scontro a tu per tu con l’ex direttore generale Samuele Sorato, spalleggia­to dal vice Andrea Piazzetta (sullo sfondo, ma silente, il dirigente responsabi­le della funzione bilancio Massimilia­no Piazzetta), durante il quale Sorato medesimo ribadì alla Papacchini che Kpmg, attraverso Pellegrini, aveva richiesto alla banca un parere legale che confermass­e la legittimit­à di quelle prime 17 «baciate», pena la mancata certificaz­ione del bilancio 2014. La risposta della responsabi­le dell’ufficio legale è un no: «Piuttosto - ha ricordato Papacchini - ho suggerito al direttore generale l’opportunit­à di ordinare un audit (una valutazion­e indipenden­te, ndr) per accertare le reali dimensioni del fenomeno portato alla luce dai quei 17 casi rilevati da Kpmg». È qui che Sorato va su tutte le furie («Se queste sono le proposte, allora mi trovo un altro legale», le sue frementi parole), mentre Piazzetta pronuncia la fatidica frase che equivale a una sentenza: «Se facciamo un audit, andiamo tutti a casa». Come scoprirann­o più avanti gli ispettori della Bce, i 13 milioni campionati da Kpmg erano letteralme­nte briciole rispetto alla gigantesca portata dei finanziame­nti correlati all’acquisto di azioni.

Fatto sta che, quella volta, toccò all’altro vicedirett­ore della banca, Emanuele Giustini, rassicurar­e (prima a voce e poi per iscritto) i dubbiosi revisori di Kpmg sulla legittimit­à di quelle 17 posizioni, almeno per quanto riguardava il merito creditizio. Lo stesso Giustini che, ora, si è abbattuto come un ciclone sul processo d’appello, dichiarand­osi «pentito» e pronto a raccontare un’altra verità: verrà sentito mercoledì prossimo.

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Ex vicedirett­ore Andrea Piazzetta

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