Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
«Mamma spero che tu ora smetta di soffrire»
«Mai avrei pensato di perderti, non ti ho mai detto quanto ti amassi, quanto eri importante per me. Spero che tu ora smetta di soffrire». E’ il messaggio che Nicoll, la figlia maggiore di Gabriela Serrano, uccisa per prima da Zlatan Vasiljevic, ha affidato ai social ieri. Gabriela aveva anche una figlia più piccola che viveva ancora con lei, a Rubano. Qui era arrivata una ventina di anni dal Venezuela con l’ex marito Falet Alezandro Najava .
RUBANO (PADOVA) Nessuno può sapere a cosa pensava Gabriela mercoledì mattina, quando è partita da casa sua a Rubano per raggiungere Zlatan Vasiljevic, l’uomo con cui aveva avuto una relazione che però entrambi sembravano voler chiudere. Probabilmente lui, senza macchina e senza patente dopo l’ennesimo incidente da ubriaco, le aveva chiesto un ultimo favore, e lei, pur spaventata da quell’uomo violento, aveva deciso di assecondarlo per l’ultima volta. E invece Gabriela non è più tornata a casa. Resta il dolore di due figlie, di 11 e 20 anni, che hanno perso la mamma, e le parole scritte su Facebook della più grande, Nicoll, che ora si trova a Maiorca. «Mai avrei pensato di perderti, mi lasci qui da sola con mia sorella che ti ama tanto, non ti ho mai detto quanto ti amassi, quanto eri importante per me. Spero che tu ora smetta di soffrire, e che possa vivere senza preoccupazioni e felice».
La figlia di Gabriela, che un anno fa aveva perso il fidanzato Davide in un drammatico incidente stradale, sapeva quanto la mamma meritasse un po’ di serenità. La sua vita era stata difficile, soprattutto negli ultimi tempi. Eppure una svolta, in positivo, sembrava profilarsi all’orizzonte. Gabriela Serrano aveva 48 anni, era arrivata in Italia dal Venezuela quando aveva circa vent’anni. Ad accompagnarla Falet Alezandro Naja, detto «Fale», l’uomo che diventerà suo marito e che le darà le due figlie. La famiglia abita in un appartamento a Sarmeola di Rubano, la figlia più piccola frequenta la scuola elementare del quartiere e oggi la grande, Nicoll, è lontana a Maiorca. Parte della famiglia d’origine di Gabriela è in Spagna, altri sono negli Stati Uniti mentre i suoi genitori sono rimasti in Venezuela.
Negli ultimi anni le cose in famiglia si erano complicate. I litigi con Alezandro
erano diventati sempre più frequenti e poi Gabriela ha conosciuto Zlatan Vasiljevic, quel bosniaco che alla figlia Nicoll non piaceva per niente. La ragazza aveva capito che la madre era manipolata da lui. A quanto pare Gabriela si era fatta convincere da Zlatan a fingere di essere stata violentata dal marito, per entrare in possesso dell’appartamento. E così l’aveva denunciato, con tanto di referto medico. La donna si era affidata alla stessa avvocata che aveva seguito tutti i guai di Zlatan, Alessandra Neri di Valdagno, era stato proprio il bosniaco e mettere le due donne in contatto. Alezandro è stato allontanato da casa, poteva vedere la figlia piccola solo sotto la sorveglianza dei servizi sociali di Rubano. «Ma ultimamente era cambiata, aveva deciso di riprendere la relazione con il marito» dicono le persone che la conoscevano bene, i due si stavano riavvicinando, gli ultimi incontri con i servizi sociali erano stati positivi. Alezandro era pronto a tutto pur di rimettere insieme la sua famiglia. Aveva avuto guai seri con la giustizia nel 2005 ma ora la sua vita è diversa. Lui le aveva lasciato la macchina per portare a scuola la ragazzina, la stessa che la donna ha usato per raggiungere il suo assassino. E poi proprio questa settimana Alezandro era a Maiorca dalla primogenita per convincerla a riallacciare i rapporti con la mamma. La stessa Gabriela, spaventata da alcuni eccessi violenti di Zlatan, aveva chiesto ad Alezandro di chiamarlo e dirgli di starle lontano. Zlatan aveva risposto che anche per lui la storia era chiusa. E invece si è inventato quell’ultima scusa per farsi raggiungere dalla povera Gabriela mercoledì mattina. A Mestrino il ristorante «Tradizione», dove la donna aveva lavorato, ha messo all’entrata una sua foto con un drappo nero a lutto. Ma è l’ex titolare Giuseppe Corricelli, che l’aveva assunta al Lounge Bar «Hashtag» di Rubano, a raccontare una tragica fatalità. «Mercoledì mattina mi trovavo proprio sulla tangenziale in cui è accaduta la tragedia, viaggiavo nella direzione contraria, ho visto i lampeggianti della polizia, la strada bloccata, mi sono fermato e ho visto la macchina che usava sempre Gabriela - spiega - c’era una donna distesa sul sedile dietro e i vetri della macchina rotti, ho capito che era lei, quella macchina ce l’hanno in pochi - afferma - poi ho guardato sui siti on line e ho capito che avevo ragione, non conoscevo il bosniaco, so solo che Alezandro era legato a Gabriela». Le parole giuste per questo dramma potrebbe trovarle la sua omonima Marcela Serrano, l’autrice cilena che ne «L’albergo delle donne tristi» racconta la storia delle tante Gabriela dell’america latina. Donne forti, e sfortunate.
Le parole sui social Spero che ora tu sia felice, tutti ti ricordano come la bella persona che sei. Lassù non sei sola, la nonna e Davide ti aspettano