Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Glerean carica i biancoscudati «A Palermo potete vincere»
Domenica il ritorno della finale, l’analisi del doppio ex «Baldini predilige la fase d’attacco, bisogna replicare»
Verso il secondo atto Il ko all’andata è arrivato sull’unico errore della difesa: Chiricò e Ceravolo possono essere decisivi
Ezio Glerean, il Palermo ha vinto il primo round della finale playoff. Che ne pensa?
«Ho visto la partita. È stata molto equilibrata e alla fine è stata decisa da un episodio. Il Palermo ha portato a casa un risultato importantissimo». Le percentuali della contesa a questo punto?
«In questo momento il Palermo ha il 60% di possibilità di conquistare la B. Il Padova ne ha il 40% ma ha giocatori di primissimo livello che possono cambiare il senso della partita».
Chi può fare la differenza?
«Dico ancora una volta gli attaccanti. All’andata il Palermo ha segnato sfruttando l’unico errore della difesa biancoscudata, il Padova non ha segnato ma si è costruito occasioni importanti. Quindi penso che i protagonisti possano essere Brunori, Chiricò e Ceravolo, se giocherà».
Che ne pensa del lavoro di Oddo?
«Per lui parlano i risultati. Da quando è arrivato il Padova ha cambiato marcia, ha fatto 85 punti e altri tre sono stati persi probabilmente per aver mollato sul traguardo all’ultima giornata quando era chiaro che il Südtirol avrebbe vinto il girone. Anche ai playoff ha fatto bene. Ha eliminato la Juventus Under 23, una squadra che ha dato fastidio a tutti e anche il Catanzaro, che forse era una delle favorite per la promozione. Adesso serve un’impresa, ma questo Padova non è spacciato». Sull’altra panchina siede Silvio Baldini. Un collega e pure un suo amico...
«Ci siamo sentiti anche recentemente. Lui, come me, ha un calcio d’attacco nel sangue. Gioca con la difesa altissima e, ogni volta che può, manda uno o più uomini in porta. È un amico, condividiamo tante cose, anche nel criticare tanti aspetti del nostro calcio che non funzionano e che non stanno né il cielo né in terra». Ad esempio?
«Con tutto il rispetto parlando, un capostazione non può fare il direttore sportivo. Il calcio va dato in mano agli allenatori, le società che lo fanno alla fine vincono. Gli allenatori sono sul campo, sanno gestire tanti aspetti, vedono la crescita dei giocatori delle giovanili. La mia carriera si arrestò proprio a Palermo (era il 2002, l’addio alla prima giornata, ndr), per colpa di qualcuno che pensava di poter gestire un club senza averne le competenze. Vi racconto solo questa: quel qualcuno (Rino Foschi ndr) mandò via Mascara, Brienza e Santana per prendere Zauli, salvo poi dover tornare indietro sui propri passi tempo dopo. Niente contro Lamberto, che era un ottimo calciatore, ma quella mossa non serviva a nulla e, come ho detto, si fu costretti a tornare indietro. E io fui mandato via. Quel calcio, gestito in quel modo, non era per me».
E a Padova (2003-2004)?
«Fu una bella esperienza. Fui il primo allenatore dell’era Cestaro, eravamo terzi in classifica e fui costretto a lasciare per problemi della mia famiglia. I playoff erano alla nostra portata e sono convinto che dopo l’arezzo avremmo potuto vincere noi. Poi Vignoni chiamò Ulivieri e mi dispiacque che non si riuscì a mantenere quella posizione».
Per chi farà il tifo domenica?
«Sono due grandi piazze e di fronte ci saranno due grandi squadre. È un peccato che soltanto una salirà, perché arrivate a questo punto, entrambe avrebbero meritato».