Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

IL FATTORE MASCHIO

- Di Alessandro Russello

Ci sono donne condannate a morte. Studiano, lavorano, amano, hanno mariti, compagni, figli, genitori, amiche per la vita. Ma moriranno per una sentenza del tribunale orrorifico scritta nella testa di un uomo. Di certi uomini. Violenti, protervi, ignoranti, colti, ricchi, poveri, privi comunque di una qualsiasi educazione sentimenta­le, fragili nei rapporti e incapaci di gestire il «no» alla fine di un matrimonio, una storia, il divorzio, l’affido dei figli, una lite per i soldi o per un pezzo di casa. Uomini che non parlano con le parole ma con le mani, i coltelli, le pistole, perfino le granate com’e accaduto nel Vicentino con l’ennesimo (doppio) femminicid­io che ha trascinato in una tragedia disumana quattro ragazzi, fratelli, sorelle, madri, padri, nuovi compagni e uomini diversi perché per fortuna la maggior parte degli uomini non è così. Una tragedia alla quale in Veneto ha fatto seguito, a poche ore di distanza, un terzo femminicid­io, il marito che uccide la moglie strangolan­dola togliendos­i poi la vita.

Dire che ci sono donne «condannate a morte» è terribile ma è fuori da ogni ipocrisia. Perché fotografa il passato, racconta il presente, è un’atrocità che purtroppo ha futuro.

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