Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
BOSCO SODI LA MATERIA E LO SPIRITO
A Palazzo Vendramin Grimani fino al 27 novembre in mostra la personale del maestro messicano ispirato dall’arte veneziana «WHAT GOES AROUND COMES AROUND» INSTALLAZIONI NEL SEGNO DELLA LAGUNA
Al centro di tutto la materia. Scabra e primordiale. Sfere di argilla, cataste di terracotta, rocce vulcaniche e superficie magmatica trovano posto tra le tappezzerie e i putti neoclassici della nobile residenza sul Canal Grande. È una magia di atmosfere, tra antico e contemporaneo, l’originale progetto di Bosco Sodi che la Fondazione dell’albero d’oro presenta a Palazzo Vendramin Grimani fino al 27 novembre. Evento Collaterale della Biennale Arte, curato da Daniela Ferretti e Dakin Hart, la personale di Bosco Sodi a Palazzo Vendramin Grimani.
«Bosco Sodi a Palazzo Vendramin Grimani. What Goes Around Comes Around» è stata preceduta da un periodo di residenza negli spazi della dimora storica, con l’artista messicano che ha realizzato una parte delle opere esposte, ispirandosi all’arte dei maestri veneziani e alla storia della Serenissima come centro dinamico di scambi culturali e commerciali tra Europa, Asia e resto del mondo. Da una parte sculture e installazioni dalla superficie grezza create con terre cotte in forni artigianali; dall’altra segatura, pasta di cellulosa, colla, pigmenti, s’incontrano sulle tele di Sodi nel segno del nero e del rosso: i toni scuri del Tintoretto e il rosso del Tiziano. L’altro colore che ricorre è l’oro, come i riflessi della Laguna
e le tessere musive che tappezzano la Basilica di San Marco. Si avverte una certa spiritualità entrando nel Portego. Una piramide fatta di cubi d’argilla sul pavimento dialoga col Martirio di San Bartolomeo (1650-54 ca.) di Pasquale Chiesa. Tra gli arazzi seicenteschi, pitture a olio su sacchi di peperoncino secco ricordano la tradizione dei commerci della città lagunare. Due enormi tele nere hanno l’aspetto lunare: Bosco Sodi porta sempre ai limiti la materia, in questo caso sottoposta all’esposizione all’atmosfera della Laguna per alcune settimane. Una stele dorata che si compone di quattro cubi cattura la luce che viene dalle finestre. Sono le forme primigenie come il quadrato e il cerchio alla base della grammatica di Sodi.
Nella Sala del Doge è red on red, con due grandi tondi rossi audacemente appesi sulla stoffa damascata alle pareti. Il colore impiegato da Sodi è un miscuglio di un pigmento con la cocciniglia americana che dona la cromia carminio. Estratta da un insetto che vive sui cactus, è alla cocciniglia che si deve il peculiare rosso dei quadri di Tiziano. Una tinta che proveniva, allora come oggi, dalle Americhe, portata in Europa dai conquistadores spagnoli e che i pittori veneziani utilizzavano già negli anni ’40 del ‘500. C’è anche poesia nella mostra a Palazzo. Una piccola nicchia accoglie un salterio del XVII secolo e Sodi vi ha posto accanto tre rose, fatte con tele di risulta e usando gli stessi pigmenti rossi dei tondi. Nella Sala dell’aurora, un tempo camera da letto, l’artista latino-americano ha inserito nella nicchiacappella privata un’altra delle sue pitture su sacco: ma stavolta ci sono chiodi, a ricordare il Cristo in croce. L’opera non a caso guarda due Maddalene di epoca barocca. Più frivola la sala che ospita la raccolta di ventagli acquisita da Ileana Chiappini Di Sorio alla Fondazione dell’albero d’oro, dove quasi mimetizzate troviamo le sculture-ventaglio di Sodi. Sotto gli stucchi della Sala delle quattro famiglie 195 sfere d’argilla, modellate con la terra di Oaxaca, ricordano nella cifra il numero attuale di stati-nazione esistente sulla Terra. I visitatori sono invitati a spostare i globi: così l’installazione cambia ogni giorno. L’altra particolarità del lavoro è di avere un titolo, mentre Sodi d’abitudine non ne dà: «Noi siamo uno». Passando per il cortile, ecco una serie di sculture in pietra lavica su cui è stato colato dello smalto ceramico rosso. L’excursus termina nell’androne del palazzo, con una serie di opere summa di quell’armonia tra la forma e i quattro elementi naturali: Terra, Acqua, Aria e Fuoco. E una sfera d’argilla del peso di 1200 chili - giunta dall’atelier dell’artista a Puerto Escondido - guarda dalla finestra la Laguna.