Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Morto Omolade, bersaglio dei razzisti
Il Treviso calcio giocò colorato di nero per difenderlo. Il dramma ieri a Palermo
Il Treviso calcio, all’epoca in serie B, fece parlare il mondo per il suo gesto di solidarietà eni confronti del giocatore di colore Akeem Omolade: squadra in campo con il volto dipinto di nero. Una risposta alla curva che la partita precedente era uscita dallo stadio al momento dell’ingresso in campo del giocatore. Omolade è morto ieri a 39 anni, forse per un’embolia, a Palermo. Era giorni che lamentava dolori a una gamba che forse i medici non hanno capito.
TREVISO Alla fine della stagione 2001, con il Treviso già retrocesso dalla cadetteria alla serie C, un gruppuscolo di ultras biancocelesti inscenò una protesta eclatante proprio contro di lui, che aveva la «colpa» di essere nigeriano. Ma i compagni di squadra, compreso l’allenatore, fecero quello che, due decadi prima del «Black Lives Matters» e dei giocatori (soprattutto britannici) che si inginocchiano in ricordo dell’omicidio a sfondo razziale di George Floyd, lasciò l’italia calcistica di stucco: entrarono al Tenni con la faccia dipinta di nero.
Akeem Omolade Oluwuashegun, nigeriano ex giocatore professionista del Treviso e che nel 2003 aveva esordito in Serie A con il Torino, è morto ieri mattina a Palermo. A stroncare il 39enne è stata probabilmente un’embolia, anche se i sanitari stanno acquisendo la documentazione medica e nelle prossime ore le autorità dell’azienda sanitaria palermitane disporranno probabilmente l’autopsia.
Omolade, che aveva concluso la sua carriera nelle serie inferiori siciliane, giocando tra Serie D ed Eccellenza con il Ribera, Mazara, Borgata Terrenove ed Altofonte, lascia la compagna e una figlia piccola.
Il 39enne, che lavorava come traduttore in Tribunale, aveva iniziato a lamentare negli ultimi giorni un dolore persistente ad una gamba, tanto che lo scorso 3 giugno, e poi ancora l’8 e l’altro ieri era stato in ospedale, senza che i sanitari trovassero nulla che non andava. Nel corso della mattinata di ieri avrebbe però dovuto essere sottoposto ad alcuni esami clinici e per questo aveva chiesto a un amico di accompagnarlo.
Ma non appena salito in auto, Omolade si è sentito male. La tragedia si sarebbe consumata nei minuti seguenti, con il conoscente nel panico che chiama i soccorsi e questi che, evidentemente, sono arrivati troppo tardi.
Il nigeriano era stato al centro di un brutto caso di razzismo quando, nel 2001, militava in serie B con il Treviso. Una frangia di supporters, infiltrata da soggetti riconducibili all’estrema destra della Marca, ritirarono gli striscioni e abbandonarono lo stadio, scatenandosi contro il suo acquisto. Ma l’unica colpa di Omolade era il colore della pelle.
Nella giornata successiva, durante la partita tra Treviso e Genoa, a squadra biancoleste già retrocessa in C, i compagni di squadra, solidarizzando con lui, fecero il proprio ingresso in campo con il volto dipinto di nero. Un episodio che fece parlare tutta Italia e che suscitò il commento sibillino dell’allora sindaco Giancarlo Gentilini, noto per i suoi «strali» verso gli immigrati: «Hanno scelto il colore giusto - aveva detto il nero della vergogna. Solidarietà verso Omolade? Non lo so, ma quando la politica entra nello sport vuol dire che siamo alla frutta». Il Treviso venne invece premiato dalla Fifa per il gesto.
Omolade Oluwuashegun era stato anche arrestato nel 2012, sempre a Palermo. Si era reso protagonista, insieme un altro calciatore nigeriano, di una rissa durante un ricevimento nuziale scatenato da un’avvenente ragazza di colore, contesa tra Omolade e l’altro. Per calmare i bollenti spiriti, quel giorno, erano dovute intervenire ben dieci gazzelle dei carabinieri.