Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Accuse ai vertici, caso Marcato nella Lega

L’assessore evoca Salvini : «Errori grossolani, urge una riflession­e violenta». Zaia: «I conti alla fine»

- Zambon

Non è la prima volta che Roberto Marcato, assessore della giunta Zaia e capo banda della Lega nel Padovano, recita da scontento. Ma toni così forti mai: «Errori grossolani a Padova e Verona, serve una riflession­e violenta, i commissari hanno sbagliato: si può perdere ma così è esagerato». Zaia più morbido: «I conti alla fine».

VENEZIA L’assessore regionale Roberto Marcato trattiene a stento la rabbia: «A Padova abbiamo perso in maniera imbarazzan­te. A Verona ci è riuscito il capolavoro di andare divisi e avremmo potuto vincere al primo turno. In più, quasi ovunque, pur nella consapevol­ezza che il voto locale non è voto regionale o nazionale, la Lega è dietro FDI. Io credo che una riflession­e profondiss­ima e violenta all’interno del nostro partito vada fatta. A partire dal regionale per arrivare al nazionale». Marcato, non è nuovo a esternazio­ni «coraggiose». Usiamo questa parola perché per un Marcato che ci mette la faccia ci sono almeno altri quattro colonnelli che confermano ma, rigorosame­nte, a microfoni spenti. Come sempre.

Stavolta, però, Bulldog passa dal cannoneggi­amento alla testata nucleare. «Arrivati a questo punto - ragiona - il tema non sono neppure più i congressi. Voglio un’assemblea nazionale in cui ci si guardi negli occhi e ci si dica cosa siamo ora e dove andiamo. Perché non voglio più stare in partito in cui non si parla di autonomia, di federalism­o, di imprese, di artigiani, di operai, di ambiente. Dobbiamo

capire a che latitudine ci collochiam­o». Parole veementi che puntano al cuore del problema: la vorticosa spirale discendent­e imposta da Matteo Salvini al partito. Questo lo dice papale papale un altro nome forte (e, ahinoi, anonimo) della Lega: «Il problema della Lega ha un nome e un cognome, Matteo Salvini. Chiedete a chi era candidato e si è sentito dire a ogni gazebo “io ti voto... certo che Salvini ormai...”. Mi aspetto la richiesta di congresso verso settembre». Intanto, per dire dei freni inibitori ormai saltati nell’inusitata pratica di critica al «Capo» in casa Lega, un ex sindaco di peso come il trevigiano Marco Serena scrive sui social: «Post muto senza polemica. Giugno 2022, i risultati della Lega: Genova 6,8 %, Verona 6,6, % Padova 7,3%, Palermo 5,1%, Parma 4,2 %». Numerini striminzit­i che spaventano. Spaventano i parlamenta­ri che non sanno che sarà di loro alle prossime Politiche, spaventano i consiglier­i regionali non di prima fila (e sono tanti). Il presidente del parlaferma­ti» mentino veneto, Roberto Ciambetti, il ritratto dell’aplomb, si limita a un «ora elmetto in testa e lavoriamo ai ballottagg­i». Il capogruppo del Carroccio, Alberto Villanova si conferma pacato: «Non è una disfatta ma senz’altro c’è da tornare a testa bassa a lavorare sul territorio». Il commissari­o regionale Alberto Stefani ricorda come la Lega non sia mai stata particolar­mente forte nelle città e di come essere al governo penalizzi per poi sottolinea­re «otto nuovi sindaci e 14 concon quel 49% per la Lega a Cerea che dà un po’ di conforto.

Intanto, però, a Palazzo Moroni entrano solo due consiglier­i in quota Lega (e si tratta dell’indipenden­te Ubaldo Lonardi e di Eleonora Mosco non proprio percepita come leghista dalla base...). Il referente provincial­e Marco Polato è arrivato addirittur­a quinto. A Verona se vincesse Tommasi entrerebbe solo un consiglier­e leghista. Stiamo descrivend­o uno scenario da incubo per il Carroccio e Marcato conferma: «Su Padova di errori grossolani ne sono stati fatti. E le decisioni sono state prese dal commissari­o cittadino (Massimo Bitonci ndr), provincial­e (Polato ndr) e regionale (Stefani ndr). Ora, le competizio­ni elettorali si possono vincere o perdere. Io non sono amareggiat­o per la sconfitta ma perché va bene perdere, ma qua abbiamo esagerato. Il 30% su tutto il centrodest­ra unito più le civiche? Non ci sono giustifica­zioni». Anche la coltellata di FDI in fase di decollo è occasione di riflession­e: «Loro sono diversissi­mi da me. Loro sono Roma, noi siamo Venezia».

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Due «Leghe» L’assessore regionale Roberto Marcato e il segretario della Lega (non più Nord) Matteo Salvini durante a un appuntamen­to elettorale
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Stefani Abbiamo pagato l’essere al governo

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