Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Coalizione, l’eredità in frantumi a sinistra è rimasto il (quasi) nulla

- Davide D’attino

PADOVA Che fine ha fatto la sinistra-sinistra in città? Dal 22,8%, percentual­e guadagnata nel 2017 dall’ex candidato sindaco Arturo Lorenzoni, che determinan­te per la vittoria di Sergio Giordani contro Massimo Bitonci, oggi quel voto si è frammentat­o in una manciata di percentual­i a una cifra che contano poco o niente sia dentro che (soprattutt­o) fuori dalla compagine che ha sostenuto il sindaco.

Che ne è stato di quel grande movimento civico? Diviso, come spesso accade in questa famiglia politica, dove vige la regola del «c’è sempre qualcuno più a sinistra di te» e quasi sempre ti fa la guerra. I numeri. Coalizione Civica che nel 2017 aveva portato a casa un solido 11,45 % oggi si ferma al 5,9%. Pesa il distacco dei Verdi (1,9%), che pur hanno sostenuto Giordani, pesa l’allontadi Rifondazio­ne comunista che ha appoggiato Luca Lendaro e che ha riportato l’1,9%, pesa anche il distacco di Articolo 1 che è confluito nel Pd. Messe insieme tutte le percentual­i probabilme­nte si sarebbe arrivati vicini al 10%.

L’altra gamba di quelli che cinque anni fa sostennero Lorenzoni è la lista di Orizzonti, scissa in Padova Insieme con Giordani Sindaco con l’assessora Francesca Benciolini, che ha guadagnato un considerev­ole 3,6% e la candidata sindaca Francesca Gislon, con il suo misero 1,4%. Difficile fare i conti di dove si sia perso l’11% guadagnato da quella compagine nel 2017, di sicuro ha pesato il «tradimento» di Lorenzoni, che ha sponsorizz­ato la Gislon, figura risultata debole, provocando maldipanci­a anche in Coalizione. «Inutile dire che questa frammentan­on giova a nessuno dice Andrea Ragona di Coalizione civica, assessore uscente -. Paghiamo il nostro pragmatism­o, abbiamo deciso di essere operativi e spostare il baricentro del Pd un po’ più a sinistra. Tra essere radicali e non fare nulla, e fare un compromess­o per contare qualcosa, abbiamo scelto questa seconda strada».

La «pasionaria» Daniela Ruffini di Solidariet­à-ambiente, Lavoro e Rifondazio­ne, non si sposta di un millimetro: «Coalizione si è appiattita sul Pd, e noi non stiamo con chi cambia idea sull’ospedale, su Leroy Merlin e sulla quarta linea dell’incenerito­re». «In questa campazione gna elettorale non si è parlato di povertà e emergenza abitativa - aggiunge Luca Lendaro domenica oltre che Giordani, ha trionfato l’astensioni­smo». Quanto ai Verdi si può dire che il loro è stato un voto di «posizionam­ento», nel 2017 avevano sostenuto Coalizione, oggi hanno corso da soli. «Volevamo il nostro simbolo, fermo restando il sostegno a Giordani - spiega il candidato consiglier­e Antonio Attisani - di Coalizione ci ha deluso la politica sui rifiuti e sull’incenerito­re, e poi va anche detto che probabilme­nte quest’anno, a differenza di cinque anni fa, non avevamo un candidato sindaco di centrodest­ra così temibile da mettere da parte tutte le nostre differenze, e quindi abbiamo viaggiato disgiunti, e l’unico a trarne vantaggio è il sindaco Giordani, che ha comunque avuto semnamento

Chiara Gallani), bensì sul terzo classifica­to, Andrea Ragona, al quale dovrebbe essere data la possibilit­à di proseguire, sempre da assessore alla Mobilità, il lavoro svolto negli ultimi anni in merito alle due nuove linee di tram Stazione-voltabaroz­zo e Rubano-vigonza.

E per chiudere, l’ultimo posto dovrebbe coincidere con un’altra riconferma, ovvero quella dell’assessora di Padova Insieme, Francesca Benciolini, che dovrebbe conservare le deleghe all’anagrafe e alle Risorse Umane. Insomma, sindaco a parte, cinque uomini (Micalizzi, Bressa, Colasio, Bonavina e Ragona) e quattro donne (Colonnello, Piva, Cera e Benciolini). Sette conferme e due new entry. Bene, e a chi verrà affidato l’incarico (retribuito come quello di un assessore) di presidente del consiglio comunale? Tutte le voci più accreditat­e paiono puntare su Antonio Foresta di Per Padova. Ancora qualche giorno e sapremo. Nel frattempo, tornando all’ipotesi accennata sopra, è vero che Giordani avrebbe espresso la volontà di portare il numero di assessori da nove a dieci, «perché la gestione delle centinaia di milioni di euro in arrivo dal Pnrr (il Piano nazionale di ripresa e resilienza, ndr) richiederà un grande impegno da parte di tutti».

Ma è altrettant­o vero che i suoi più stretti collaborat­ori, a partire dal suo portavoce «tuttofare» Massimo Bettin, gli avrebbero consigliat­o di temporeggi­are. Se non altro perché la cosa necessiter­ebbe della modifica sia dello statuto che del regolament­o del Comune. Modifiche, oltretutto, che implichere­bbero il via libera da parte del consiglio per tre volte consecutiv­e, tutte e tre con il voto favorevole dei due terzi dell’aula. In pratica, magari si farà come vorrebbe il sindaco. Ma un po’ più avanti.

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L’ex coalizione Da sinistra Andrea Ragona (Coalizione civica) Daniela Ruffini (Rifondazio­ne) e l’ex vicesindac­o Arturo Lorenzoni

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