Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
«L’imitazione su di me? Nessuno si è scusato»
«Avete visto che splendida giornata?». Sergio Giordani sorride nel chiostro di Palazzo Moroni guardando sì il cielo soleggiato, ma pensando soprattutto alla netta vittoria al primo turno su Francesco Peghin e gli altri candidati, che gli permette così di indossare per altri cinque anni la fascia tricolore all’ombra del Santo. C’è un rospo, però, fatica a ingoiare, e di cui parla per la prima volta: si tratta di quanto accaduto lo scorso venerdì in Prato della Valle all’incontro pubblico di chiusura della campagna elettorale proprio di Francesco Peghin, quando sul palco è salito il simpatizzante leghista Antonio Ludovico Dodi per imitare il primo cittadino evidenziandone le difficoltà di linguaggio. «A me esclama Giordani - certe cose esagerate proprio non piacciono: non si può certo parlare di satira in questo caso, con quel triste ‘siparietto’ hanno offeso tantissime persone che stanno male e che a differenza mia non hanno avuto la fortuna di continuare a parlare dopo aver avuto un ictus. Nessuno mi ha chiamato per farmi le sue scuse, ma non è un problema perché tanto non le avrei accettate comunque». Di messaggi di congratulazioni, invece, ne sono arrivati moltissimi, tanto che Giordani li quantifica: «Per la precisione sono 434, non ho ancora avuto tempo di rispondere. Peghin? Mi ha scritto per complimentarsi ma ero alla processione del Santo e quindi non l’ho letto subito. Mi è arrivato anche quello del generale Figliuolo (ex commissario straordinario per l’emergenza Covid, ndr) e devo dire che mi ha fatto molto piacere». Ma come ha festeggiato la rielezione a sindaco? «Con mia moglie, che è la mia prima tifosa, con la mia famiglia e con i miei collaboratori, senza i quali non andrei da nessuna parte. E stanotte (ieri, ndr) ho dormito davvero di gusto ma fino alle cinque del mattino, quando la polizia locale mi ha svegliato per firmare un Tso».