Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Cloe, il dolore del ministro «Serve un Paese senza pregiudizi»

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VENEZIA Era spigolosa e combattiva, pronta a difendere le sue scelte ma molto sofferente. Cloe Bianco la professore­ssa di laboratori­o tecnico che sabato si è uccisa nel suo furgone nella strada che da Auronzo va verso Misurina era molte cose, come tutti. «Non era una persona alla mano Cloe, riservata per indole aveva un carattere che a volte poteva risultare difficile scriveva ieri su Facebook il circolo Tondelli Lgbt aveva dedicato molto tempo allo studio della questione trangender, conoscenza che disseminav­a attraverso il suo blog». A ricordarla ieri è stato anche il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico D’incà: «Una storia di sofferenza, diritti negati e solitudine che nessuno è stato in grado né di capire né di risolvere attraverso il sostegno e la comprensio­ne di cui Cloe aveva chiarament­e bisogno. Una storia terribile che impegna ognuno di noi a non voltarsi dall’altra parte e a lavorare per costruire un Paese realmente inclusivo e senza pregiudizi. Perché ognuno si senta libero di esprimere la propria affettivit­à».

La sofferenza di Cloe è emersa nei messaggi, tetri e pieni di dolore, che ha pubblicato nel sito in cui aveva lasciato il suo testamento (personetra­nsgenere.word press.com). «È l’ennesimo lutto - dice Gabriele Piazzoni, segretario generale di Arcigay - la transfobia getta le persone in una spirale di solitudine e marginaliz­zazione e a volte le uccide». (a.d’e.)

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