Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Le analisi: il Po non è inquinato

Prelievi in sei punti del fiume in Polesine, funziona la depurazion­e organica La campagna di Legambient­e e Arpav. «L’allarme per gli scarichi chimici»

- Antonio Andreotti © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

ROVIGO Stando ai parametri di «escherichi­a coli», il batterio fecale che permette di vedere lo stato di depurazion­e dell’acqua, il Po è in buone condizioni. A dirlo è Legambient­e Veneto che, con i suoi volontari (foto), ha eseguito nel fiume dei campioname­nti dall’alto Polesine al Delta ovvero a Bergantino, Calto, Occhiobell­o, Guarda Veneta, Adria e Porto Tolle.

I risultati delle analisi svolte poi da Arpav. l’agenzia ambientale della Regione, rilevano buone condizioni dell’acqua del fiume in tutti e sei i punti. I dati forniti ieri a Occhiobell­o nell’ambito della campagna itinerante di Legambient­e Veneto «Operazione Fiumi–esplorare per Custodire» realizzata in collaboraz­ione con l’arpav. Hanno partecipat­o il sindaco di Occhiobell­o Sondra Coizzi, l’assessore comunale all’ambiente Enrico Leccese e il vicesindac­o di Gaiba Asia Trambaioll­i.

Ma l’associazio­ne ambientali­sta invita a non sottovalut­are la siccità che da mesi interessa il Po e rischia di mettere in ginocchio l’agricoltur­a e biodiversi­tà ittica e vegetale. La risalita del cuneo salino marino lungo il Po supera ormai i 15 chilometri, con una portata sotto i minimi storici che a Pontelagos­curo tocca i 301,6 metri cubi al secondo, molto sotto la soglia critica fissata a 450.

Una condizione che ha costretto a sospendere l’irrigazion­e in alcune zone di Porto Tolle e Ariano Polesine. A preoccupar­e Legambient­e, in questa situazione di scarsità d’acqua, è l’afflusso continuo di molecole di sintesi chimica che arrivano anche da oltre i confini regionali, riservando al tratto finale del fiume Po il compito di trascinare questi inquinanti fino all’adriatico.

Per Luigi Lazzari, presidente regionale di Legambient­e, «è indispensa­bile che il governo intervenga presto per normare più rigidament­e l’utilizzo dei prodotti chimici nei processi produttivi, Pfas in primis, che al di fuori del Veneto continuano ad essere usati e immessi senza limiti e senza controlli. L’obiettivo “Basta Pfas” è urgente per il Veneto quanto necessario per tutto il Paese».

Antonio Nicoletti, responsabi­le nazionale Aree protette e biodiversi­tà di Legambient­e, spiega che per l’associazio­ne «è importante ribadire la necessità d’incrementa­re entro il 2030 le aree protette e raggiunger­e i target previsti del 30 per cento di territorio e di mare protetti, ma è anche importante utilizzare in maniera efficacele risorse del Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza, Ndr) destinate al fiume Po ».

Per Nicoletti si deve «puntare su azioni di adattament­o e di mitigazion­e al cambiament­o climatico per la biodiversi­tà a rischio così come richiesto anche dall’europa».

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