Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Le analisi: il Po non è inquinato
Prelievi in sei punti del fiume in Polesine, funziona la depurazione organica La campagna di Legambiente e Arpav. «L’allarme per gli scarichi chimici»
ROVIGO Stando ai parametri di «escherichia coli», il batterio fecale che permette di vedere lo stato di depurazione dell’acqua, il Po è in buone condizioni. A dirlo è Legambiente Veneto che, con i suoi volontari (foto), ha eseguito nel fiume dei campionamenti dall’alto Polesine al Delta ovvero a Bergantino, Calto, Occhiobello, Guarda Veneta, Adria e Porto Tolle.
I risultati delle analisi svolte poi da Arpav. l’agenzia ambientale della Regione, rilevano buone condizioni dell’acqua del fiume in tutti e sei i punti. I dati forniti ieri a Occhiobello nell’ambito della campagna itinerante di Legambiente Veneto «Operazione Fiumi–esplorare per Custodire» realizzata in collaborazione con l’arpav. Hanno partecipato il sindaco di Occhiobello Sondra Coizzi, l’assessore comunale all’ambiente Enrico Leccese e il vicesindaco di Gaiba Asia Trambaiolli.
Ma l’associazione ambientalista invita a non sottovalutare la siccità che da mesi interessa il Po e rischia di mettere in ginocchio l’agricoltura e biodiversità ittica e vegetale. La risalita del cuneo salino marino lungo il Po supera ormai i 15 chilometri, con una portata sotto i minimi storici che a Pontelagoscuro tocca i 301,6 metri cubi al secondo, molto sotto la soglia critica fissata a 450.
Una condizione che ha costretto a sospendere l’irrigazione in alcune zone di Porto Tolle e Ariano Polesine. A preoccupare Legambiente, in questa situazione di scarsità d’acqua, è l’afflusso continuo di molecole di sintesi chimica che arrivano anche da oltre i confini regionali, riservando al tratto finale del fiume Po il compito di trascinare questi inquinanti fino all’adriatico.
Per Luigi Lazzari, presidente regionale di Legambiente, «è indispensabile che il governo intervenga presto per normare più rigidamente l’utilizzo dei prodotti chimici nei processi produttivi, Pfas in primis, che al di fuori del Veneto continuano ad essere usati e immessi senza limiti e senza controlli. L’obiettivo “Basta Pfas” è urgente per il Veneto quanto necessario per tutto il Paese».
Antonio Nicoletti, responsabile nazionale Aree protette e biodiversità di Legambiente, spiega che per l’associazione «è importante ribadire la necessità d’incrementare entro il 2030 le aree protette e raggiungere i target previsti del 30 per cento di territorio e di mare protetti, ma è anche importante utilizzare in maniera efficacele risorse del Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza, Ndr) destinate al fiume Po ».
Per Nicoletti si deve «puntare su azioni di adattamento e di mitigazione al cambiamento climatico per la biodiversità a rischio così come richiesto anche dall’europa».