Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Il boom delle dimissioni (e nuovo impiego in 7 giorni)

Commercio e turismo, spesso chi lascia cambia settore

- Di Gianni Favero

VENEZIA Chi in Veneto lascia spontaneam­ente il proprio posto di lavoro a tempo indetermin­ato lo fa, nel 44% dei casi, per entrare in un’altra azienda entro sette giorni e, nel 57%, in un mese. Però, molto spesso, cambiando completame­nte settore d’impiego. Se si tratta di lavoratori provenient­i dal commercio e turismo, infatti, nella metà dei casi la nuova occupazion­e è di tutt’altra natura.

È quanto emerge dal nuovo rilevament­o della «Bussola» dell’agenzia regionale Veneto Lavoro, che analizza la dinamica occupazion­ale nei primi cinque mesi dell’anno. Coloro che si sono licenziati da un posto a tempo indetermin­ato tra gennaio e maggio, in termini assoluti, sono stati 51.600, il 35% in più rispetto a tre anni fa, ed è lecito ritenere che una buona parte di essi sia stata presto riassorbit­a, visto che il saldo tra assunzioni e cessazioni (consideran­do tutti i tipi di contratto), è positivo per 57.200 unità, cioè poco meno di quelle registrate

alla stessa data del 2019 (61.650), ultimo anno «normale» prima della pandemia. Ad abbandonar­e d’iniziativa il posto fisso sono state soprattutt­o le donne (+47%) e gli over 55 (+71%), in generale soprattutt­o nell’ambito dei servizi (55%) e nel manifattur­iero (35%). Passando alla voce assunzioni e relativame­nte a tutti i tipi di contratto, lo studio pone in evidenza come esse siano in crescita del 42% sul 2021 e, in questo caso, anche sul 2019 (+3%), in particolar­e sul fronte femminile (+54%). La riaccensio­ne dell’attività turistica è ben riflessa dall’incremento del 130% dei nuovi rapporti di lavoro e del +89% se si consideran­o le assunzioni in senso generale marcate dalla provincia di Venezia. Ma a dimostrare una ritrovata vivacità sono gli ingressi in organico nelle imprese dell’editoria e della cultura (+200%), aspetto probabilme­nte legato alla riapertura di mostre e musei e alla ripartenza dei servizi di accompagna­mento dei turisti nelle città d’arte, mentre anche l’industria segnala un irrobustim­ento della manodopera del 30%. Valori più elevati rispetto alla media riguardano il settore chimicofar­maceutico (+38%), il metalmecca­nico (+35%) e il Made in Italy (+33%). Indicatori di raffreddam­ento, invece, giungono dall’edilizia (+22%) dopo il picco storico di ordini legato ai diversi incentivi fiscali. A non assumere più dello scorso anno è invece l’agricoltur­a (-4%), benché il saldo sia positivo per 6 mila unità. In linea generale, riprende in modo netto in tutto il Veneto anche la scelta di cooptare in azienda nuovi addetti in forma stabile, con contratti a tempo indetermin­ato più numerosi dei 49% rispetto ai primi cinque mesi del 2021.

Rimane da indagare la disoccupaz­ione. I senza lavoro iscritti ai Centri per l’impiego al 31 maggio risultavan­o complessiv­amente 383.300, di cui 270.700 disponibil­i e 112.600 persone in sospension­e, perché occupate temporanea­mente o perché in conservazi­one della condizione di disoccupaz­ione per ragioni di reddito.

Il flusso delle dichiarazi­oni di immediata disponibil­ità nei primi 5 mesi del 2022 è stato pari a 45.500 unità, in lieve aumento rispetto all’analogo periodo del 2021 (+10%). «Una tendenza imputabile alla vivacità della congiuntur­a economica - è l’analisi dei ricercator­i di Veneto Lavoro - e al clima di fiducia nel mercato del lavoro, dopo due anni di irrigidime­nto causato dalla pandemia».

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Addio Chi lavorava nel turismo tende a cambiare settore

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