Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
No di Sboarina al patto con Tosi
«Io sono per la coerenza». La replica: un errore che rischia di consegnare la città alla sinistra
VERONA «Ringrazio Silvio Berlusconi e Flavio Tosi per la disponibilità ma resto coerente, l’apparentamento con Tosi non si fa». Un lapidario Federico Sboarina rifiuta l’accordo per il secondo turno con Forza Italia e segna una nuova spaccatura nel centrodestra veneto: benché i leader dei tre partiti (Lega, Fdi e Fi) fossero concordi sulla stretta di mano, il sindaco di Verona ha detto no. Il rischio era di consegnare nelle mani del rivale troppo potere in consiglio comunale in caso di vittoria contro l’avversario Damiano Tommasi. «Così offre un pericoloso assist al centrosinistra ma ne prendiamo atto con delusione e rammarico» è stata la risposta di Tosi, appena entrato fra le fila degli azzurri.
VERONA «Ringrazio Forza Italia, Silvio Berlusconi e Flavio Tosi che hanno dato la loro disponibilità all’apparentamento, per votare a mio favore. Sono pronto a discutere con loro di programmi e di politica. Ma l’apparentamento rischia di esser visto come un accordo di palazzo, un accordo per le poltrone. E quindi no, grazie: io sono per la coerenza».
Federico Sboarina, sindaco uscente di Verona costretto al ballottaggio dall’ex calciatore Damiano Tommasi, risponde così all’offerta della «nuova Forza Italia» di Flavio Tosi. Sboarina ci ha pensato per 48 ore, tra mille dubbi e con pressioni fortissime da Roma: Matteo Salvini voleva l’accordo coi tosiani, e l’ha tuonato anche con toni aspri. Silvio Berlusconi ha fatto diffondere sui social le foto del suo lungo incontro ad Arcore con Tosi (quasi due ore, mercoledì pomeriggio). E la stessa Giorgia Meloni, al cui partito è iscritto Sboarina, sarebbe stata propensa ad un’intesa (il leader veronese di Fdi Ciro Maschio ha spiegato in una nota che non era contrario all’apparentamento, ma è stata una scelta «tecnica» di Sboarina).
A Verona, però, si è ragionato diversamente. Con l’apparentamento ufficiale (che solo il candidato sindaco può consentire, entro domani) Tosi otterrebbe 9 consiglieri comunali e (probabilmente) 4 assessori. E sarebbe impossibile far passare qualsiasi delibera senza il suo assenso. Se poi, come pensano in molti, nel 2023 (o prima) lo stesso Tosi venisse eletto parlamentare per Forza Italia, il prossimo quinquennio veronese sarebbe saldamente in mano sua. «Se tu vincessi così, saresti una sorta di vicesindaco», hanno avvertito i fedelissimi di Sboarina. E lui, che sin dall’inizio era di questo parere, alla fine ha scelto. Pronto a discutere di programmi («Ho già parlato con esponenti di Forza Italia, non solo veronesi, e tornerò a farlo») e anche di posti (partendo dall’offerta di 4 assessorati, in cambio di una dichiarazione di voto a suo favore). Ma l’apparentamento no. Attorno a lui, per il gran rifiuto, c’erano i leader di Fdi, di Verona Domani ma anche (cosa non scontata) quelli della Lega, a partire da Roberto Matovanelli (che in caso di vittoria sarebbe il vicesindaco) e dall’europarlamentare Paolo Borchia. Entrambi vicinissimi a Lorenzo Fontana.
Il no all’apparentamento è di fatto un no a Tosi. E molti big tosiani potrebbero decidere di votare per Tommasi, il 26 giugno. Mentre Sboarina, a questo punto, si gioca tutto sull’appello a quegli elettori di centrodestra che avevano disertato le urne al primo turno (ed erano stati molti) affinché vadano alle urne tra 9 giorni per evitare «il pericolo di sinistra».
Da Flavio Tosi e Forza Italia, immediate le repliche. Lo stesso Tosi, assieme al leader veneto degli azzurri, Michele Zuin, ha spiegato in serata che «Sboarina e Fratelli d’italia hanno deciso di spaccare il centrodestra e di offrire un pericoloso assist alla sinistra. Ne prendiamo atto, con profondo rammarico e soprattutto immaginando lo sconforto e la delusione del 24% degli elettori veronesi che hanno votato Tosi e Forza Italia al primo turno. Noi – concludono Tosi e Zuin – non abbiamo chiesto poltrone o assessorati sottobanco (quello è un accordo di palazzo), ma solo di applicare in modo chiaro e trasparente la legge sui ballottaggi, e questo rifiuto aprioristico denota immaturità politica ed è un errore madornale perché rischia di consegnare una città di centrodestra come Verona alla sinistra».
Prima di questo epilogo, la giornata era trascorsa all’insegna dei nervi a fior di pelle. L’altra sera, Sboarina aveva riunito qualche centinaio di fedelissimi sul grande spiazzo verde dell’area Poggi. E gran parte dei presenti si era espressa contro l’intesa. Alcuni avevano addirittura minacciato di non andare a votare in caso di apparentamento. «Se lasciamo a Tosi 9 consiglieri comunali – spiegavano i contrari - il consiglio farà quel che vuole lui… Se avrà 9 consiglieri e 4 assessori, magari diventando anche deputato di FI alle prossime politiche, sarà lui a comandare, e Sboarina sarà solo una sorta di vicesindaco, magari anche col rischio di andare a nuove elezioni comunali tra un anno, coi tosiani su posizioni di forza. E se facciamo l’accordo tanti veronesi lo vedranno come un accordo per spartirsi le careghe…». Ragionamenti opposti, invece, da parte di chi l’accordo lo voleva: «Ma scherziamo? Tosi ci porta quel 20% di voti che ci farà arrivare tranquillamente al 51%… pensiamo a vincere, poi il sindaco sarà Sboarina, le deleghe agli assessori si danno e si ritirano quando vuole il sindaco, mentre se i tosiani votano Tommasi non abbiamo speranze: e allora, facciamo l’accordo e andiamo a comandare».
Sboarina ha ascoltato, ha riflettuto, poi ha deciso di fare quello che aveva in mente sin dal primo momento. Costi quel che costi.
” Tosi
Non abbiamo mai chiesto poltrone, questo no all’apparentamento è un errore madornale che consegnerà la città alla sinistra