Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Autonomia, ultimatum della Lega Gelmini al Sud: «Basta stereotipi»
Salvini: risposte entro Pontida o governo a rischio. I suoi ministri in pressing su Draghi
VENEZIA Sembra sempre la stessa storia, ripetuta da anni con pochissime sfumature: il Sud che di nuovo boccia l’autonomia differenziata intesa come «secessione dei ricchi». E poi il Nord che risponde, portando dati e argomentazioni, partendo dalla volontà popolare del referendum che, in Veneto, ha raccolto oltre due milioni di voti, spiegando che no, non ci saranno Regioni di serie A e di serie B. Ma stavolta qualcosa in più c’è. I ministri della Lega hanno messo in chiaro che, per loro, è fondamentale che l’esecutivo acceleri sull’autonomia. Lo sa anche il ministro per gli Affari Regionali Mariastella Gelmini che ieri, a Belluno, si è espressa sulla necessità di aprire un dialogo fra Nord e Sud superando ideologie e preconcetti, per approvare la legge «prima della fine della legislatura». Significa, a spanne, dicembre 2022.
La dichiarazione congiunta dei ministri Giancarlo Giorgetti, Erika Stefani e Massimo Garavaglia (due lombardi e una veneta, guarda un po’) arriva a pochi giorni dall’ultimatum di Matteo Salvini al premier Mario Draghi: o i tempi per l’autonomia (e le altre priorità leghiste) si accorciano, o dal palco di Pontida, il 18 settembre, il Carroccio sancirà la rottura con il governo. E i tre leghisti che siedono nel Consiglio dei ministri puntualizzano: «L’autonomia differenziata è una richiesta di tutto il Paese, un percorso istituzionale destinato a valorizzare le capacità territoriali e soprattutto la responsabilità degli amministratori, voluto per questo dal governo. Occorre dare una risposta ai cittadini. Dire che la spesa storica avvantaggerebbe solo alcune Regioni è un’affermazione priva di fondamento. Dobbiamo uscire dalla vecchia e anacronistica contrapposizione tra Nord e Sud: siamo uno stesso Stato e il percorso che stiamo tracciando servirà a migliorare il Paese».
L’intervento del ministro Gelmini conferma l’impegno, pur mettendo condizionali e il bisogno di confronto interno: «Se non ci riusciamo oggi, con una maggioranza così larga e un governo di emergenza nazionale, ad approvare questa legge, sarebbe un vero peccato. Ascolto con grande interesse e apertura tutte le valutazioni. L’invito che faccio però è a non utilizzare luoghi comuni e vecchi stereotipi. Anche in assenza «Prima delle intese regionali vanno definiti i Lep, costituito il Fondo perequativo e tolta la spesa storica» di autonomia mi pare che i divari nel tempo siano cresciuti. Dobbiamo superare la logica di un contrasto nord-sud, perché sia un’alleanza». Sarà difficile però convincere la ministra del Sud Mara Carfagna (che ha messo un veto sulle intese regionali prima di una definizione dei Lep, i livelli essenziali delle prestazioni, e del fondo perequativo), il sindaco di Napoli Manfredi e il governatore campano De Luca, che parlano di «assurdo storico» e «cosa ignobile».
Provocazioni a cui non risponde Mario Bertolissi, costituzionalista e membro della commissione veneta per l’autonomia. «Sono “novità” che circolano da decenni, provo un
senso di noia - rileva Bertolissi -. Il punto di vista mi sembra immotivato o, tuttalpiù, ideologicamente motivato. Partiamo dai dati di fatto. Secondo dopoguerra, Veneto e Friuli erano terre di povertà ed emigrazione, ora sono tra le regioni più avanzate d’italia. La ricostruzione dopo gli eventi sismici evidenzia differenze fra come è stata condotta in Irpinia, Belice e Abruzzo, e in Friuli ed Emilia Romagna». E riflette: «Si preferisce anteporre a ciò che l’esperienza rivela, e cioè che ci sono regioni che funzionano e altre che non funzionano, dissertazioni o levate di genio come quelle dell’attuale sindaco di Napoli. Il divario Nord-sud si può giustificare anche tenendo conto della seguente circostanza: ci sono luoghi e territori dove il risultato conta e altri dove non conta». Il presidente della Regione Luca Zaia ha già avuto modo di esprimere la propria posizione: «Mettiamo fine a queste leggende metropolitane, l’autonomia non è la secessione dei ricchi - ripete da tempo -. L’autonomia è prevista dalla costituzione. Se ci sono comunità al Sud che non se la passano bene, non è colpa dell’autonomia perché non c’è».
Se i vertici istituzionali spingono e dimostrano fiducia nella bozza entro tempi brevi, sono i cittadini che iniziano a crederci sempre meno: il referendum veneto è del 2017, la Lega era al Governo fino al 2019, quello era il momento di farcela, sussurrano i leghisti di cuore. E l’unico modo che Salvini ha di riconquistarli è non farsela scappare di nuovo.
I ministri leghisti Occorre dare una risposta ai cittadini, l’autonomia differenziata è voluta da questo governo Zaia
Non è la secessione dei ricchi, sono leggende metropolitane, l’autonomia è nella Costituzione
Non riuscire ad approvare questa legge con una maggioranza larga e un governo di emergenza nazionale sarebbe un peccato