Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Dal dentista molestatore al titolare che alza le mani «Crescono molestie e abusi la soluzione è denunciare»
VENEZIA Abusi, molestie, ma anche aggressioni e sfruttamento. Le condizioni di lavoro in Veneto possono essere drammatiche. Lo dimostra il caso delle due colf che hanno denunciato per violenza sessuale il petroliere trevigiano Giancarlo Miotto. Ma non solo.
«Capita sempre più spesso che i lavoratori, ma soprattutto le lavoratrici, si rivolgano a noi per denunciare le condizioni agghiaccianti in cui si trovano a svolgere la loro professione» spiega Mirco Ferrarese, il direttore dell’ufficio vertenze della Cgil di Venezia. È alla sua struttura che si sono rivolte le due domestiche di Miotto e sono stati proprio i sindacalisti a convincerle a rivolgersi ai carabinieri.
«Purtroppo - ripete Ferrarese - non è un caso isolato. Ci sono ragazzi che arrivano qui piangendo mentre ci raccontano di venire letteralmente picchiati dai loro datori di lavoro». Di storie di soprusi, in quegli uffici, ne passano a centinaia.
Ferrarese racconta di un bengalese di 25 anni assunto da una cooperativa che opera all’interno di Fincantieri. «Lui, come molti suoi colleghi, era costretto a fare pipì dentro a una bottiglia perché andare in bagno significava scendere dalla nave e quindi, secondo i suoi superiori, perdere troppo tempo». Un giorno, mentre stava urinando, sono arrivati gli ispettori. «Risultato: la coop l’ha licenziato, imponendogli perfino una multa di tremila euro».
Vertenze come queste, spesso passano nelle mani degli avvocati del sindacato per finire poi nei tribunali o chiudersi con un accordo economico. Come nel caso del grosso risarcimento versato dal titolare di un hotel di lusso di Venezia a quattro africane che lavoravano per lui come cameriere. «Tutti i mesi, quand’era giorno di paga le insidiava “costringendole” a uscire a cena con lui», racconta Ferrarese.
Altra storia, quella del dentista trevigiano che lo scorso anno ha dovuto risarcire un’ex dipendente che aveva licenziato, ufficialmente perché si trovava a corto di liquidità. Il vero motivo? «Lui l’assillava, le faceva continuamente delle avance. E quando ha capito che la ragazza non avrebbe ceduto, le ha tolto il lavoro».
Anche nel «civile» Veneto, c’è ancora tanta strada da fare. «In questi casi conclude il sindacalista - la soluzione è soltanto una: denunciare».