Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Siccità, verso lo stato d’emergenza E la Regione chiede il commissari­o

Il piano (costoso) per i mini invasi nelle cave dismesse. In arrivo dissalator­e per il Po

- Martina Zambon © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

VENEZIA L’attesa, spasmodica, è per il doppio appuntamen­to di oggi: stamattina è convocato l’osservator­io dell’autorità di Bacino delle Alpi Orientali per certificar­e quanto e come sono peggiorati le portate dei fiumi veneti. Nel pomeriggio si riunisce la conferenza delle Regioni decisa a chiedere al governo, rappresent­ato dal ministro per gli Affari regionali, Maria Stella Gelmini, e dal capo della Protezione civile Fabrizio Curcio, lo stato di emergenza per la siccità che sta flagelland­o l’intero Paese.

C’è l’emergenza, appunto, con il pressing delle associazio­ni agricole che stimano di dover gettare alle ortiche quasi la metà dei raccolti e vogliono l’accesso ai fondi della Protezione civile per il risarcimen­to dei danni. E poi c’è il futuro facile da prevedere. La morsa di stagioni primaveril­i ed estive torride è destinata a durare.

E allora l’altra priorità, non meno urgente, è la realizzazi­one di una serie di micro invasi per la raccolta dell’acqua da utilizzare, attraverso una sensata rete di condotte, per l’irrigazion­e dei campi. Un progetto cui sta già lavorando l’assessore regionale all’ambiente, Gianpaolo Bottacin, e su cui, ieri, è intervenut­o anche il presidente della Regione Luca Zaia. Che, peraltro, non nasconde la complessit­à del progetto. Oltre a nuovi bacini di laminazion­e utili sia per contenere eventuali piene che per raccoglier­e la preziosa risorsa idrica, la sfida vera sono le tante cave dismesse che una legge regionale consente di trasformar­e in invasi.

Più facile a dirsi che a farsi: «Tanto per cominciare - puntualizz­a Zaia - la maggior parte sono private, seconda cosa, devono avere un fondo argilloso per poter funzionare da invasi e, infine, devono essere in posizioni utili ai collegamen­ti tramite condotte per arrivare ai campi». Per tacere dei comitati che si oppongono su basi ambientali­ste a questo tipo di utilizzo delle cave dismesse. E per tacere, anche, dei vincoli ambientali. Missione impossibil­e? C’è sempre la strada maestra del commissari­amento. «Com’è stato per i fondi post Vaia. dice Zaia che ha rivestito, appunto, il ruolo di commissari­o - In Italia la necessità di nominare figure commissari­ali certifica il “male” di un Paese in cui non si riesce a far nulla se non nomina qualcuno con poteri straordina­ri, se fossimo anglosasso­ni questo non accadrebbe». Tanto per dire, sul post Vaia si è andati in deroga a 18 norme fra cui alcuni articoli del codice ambientale.

Ammesso che per tagliare la burocrazia basti un commissari­o, l’altro corno della questioagr­icoli. ne sono i soldi. E gli unici sensati a cui puntare sono i fondi europei.

«Lo Stato d’emergenza è fondamenta­le perché così si entra in uno status giuridico che prevede una serie di procedure specifiche, incluso l’accesso ai fondi della Protezione civile per risarcire gli imprendito­ri

- dice Zaia - Per ora non ci sarà una nuova ordinanza regionale, semmai una serie di indicazion­i, una sorta di decalogo sul consumo responsabi­le dell’acqua. Quanto alla rete di invasi, va rinegoziat­o il Pnrr «per far fronte alle emergenze idrica, autonomia alimentare e energetica. L’articolo 21 ci consente di farlo, è sensato investire in azioni sostenibil­i forti. Perché i nostri consorzi di bonifica,

Risorse Pnrr

Il Veneto chiede fondi per creare le nuove infrastrut­ture contro l’emergenza

pur storicamen­te innovativi, oggi sono dei colabrodo».

Intanto il Veneto nella morsa della siccità conta i danni e si attrezza come può. I pozzi asolani e pedemontan­i, nella Marca, ormai sono secchi e anche i canali cittadini di Padova si sono in parte asciugati rendendo difficolto­sa la navigazion­e. Per non parlare delle segnalazio­ni del consorzio di bonifica Alta pianura veneta, nel Veronese, su agricoltor­i che arrivano a rubarsi l’acqua l’un l’altro creando sbarrament­i artificial­i. La tensione è alta, altissima, soprattutt­o in Polesine dove la risalita del cuneo salino di oltre 20 km difficilme­nte potrà essere arginata dal dissalator­e mobile che arriverà dalla Spagna la prossima settimana. L’unica speranza concreta, ora, è la pioggia.

 ?? ?? Acqua bassa Gli operai rimuovono la melma nell’ansa del Bacchiglio­ne, nei pressi del ponte del Bassanello a Padova: anche nel capoluogo il livello dei corsi d’acqua è ai minimi
Acqua bassa Gli operai rimuovono la melma nell’ansa del Bacchiglio­ne, nei pressi del ponte del Bassanello a Padova: anche nel capoluogo il livello dei corsi d’acqua è ai minimi

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