Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Meno carne rossa e acqua di rubinetto «Ma non dobbiamo diventare degli asceti»

I comportame­nti individual­i e la crisi delle risorse Il filosofo delle scienze Pievani: «Cambiamo con gioia, la logica dell’emergenza fa arrabbiare la gente»

- di Francesco Chiamulera © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

«Risparmiar­e l’acqua e limitare i consumi non significa diventare tutti degli asceti». Telmo Pievani è docente di Filosofia delle scienze biologiche all’università di Padova, e uno dei più incisivi comunicato­ri della scienza in Italia.

Pievani, il cambiament­o del clima, la siccità in corso e il rincaro dei prezzi causato dall’invasione russa dell’ucraina spingono a cambiare radicalmen­te le proprie abitudini personali.

«Mi colpisce che ogni volta che siamo di fronte a crisi come l’attuale ci si mostri sorpresi. Che le si definisca ‘calamità’. Una calamità, dal latino, è una sventura collettiva che capita improvvisa­mente, mandata non si sa bene da chi... In realtà il fatto che il Po sia in secca era previsto da tutti i modelli climatici sul Mediterran­eo, da quarant’anni. Se in inverno piove un quarto di prima, è normale che in estate le nevi non diano acqua. Invece si continua a restare sorpresi. Si prenderann­o misure necessarie ma che creeranno inevitabil­mente conflitti, perché le comunità montane e quelle lacustri non vogliono cedere l’acqua... e così via. Anche il fatto che si sprechi il 40% acqua dalla fonte al rubinetto è una cosa nota da trent’anni. Non è possibile che ci stupiamo. Viviamo in un’amnesia collettiva. Potevamo pensarci prima».

In Pianura Padana si parla di razionamen­to, in California il governator­e Newsom

vieta di innaffiare più di due giorni a settimana e di fare la doccia per più di cinque minuti. I comportame­nti virtuosi hanno un’utilità?

«I comportame­nti individual­i, è stato calcolato, incidono per il 30-40% del problema. Penso all’efficienta­mento energetico, alla lotta allo spreco, al consumo di carne rossa... Insomma, anche se poi contano anche le decisioni transnazio­nali, noi possiamo fare la differenza. Ma la chiave è la programmaz­ione. Il fatto che dobbiamo essere più efficienti è una cosa che deve valere quotidiana­mente: deve diventare una norma. Se invece il messaggio è: ‘aiuto, il Po è in secca, non c’è acqua, razionate’, è una tipica comunicazi­one di emergenza, che giustament­e fa arrabbiare la gente. Che dice: ora mi chiedi di ridurre l’acqua quando potevi prima ridurre gli sprechi».

Il water footprint della produzione di carne bovina in Italia si attesta intorno a 11.500 litri di acqua per produrre 1 kg di carne. È il caso di accelerare sul vegetarian­ismo?

«La scelta vegetarian­a e vegana sono rispettabi­lissime, ma attengono al comportame­nto di una persona. In realtà non abbiamo bisogno di diventare tutti vegani: sarebbe già molto se tutti riducessim­o del 30% il consumo di carne rossa. È un sacrificio? No, nel nostro paese: perché la mangeremmo comunque sei volte al mese anziché dieci. Eppure farebbe una differenza pazzesca nel consumo di acqua, di antibiotic­i, nel gas metano prodotto. Non dobbiamo chiedere ai cittadini di diventare degli asceti, ma di compiere piccole scelte che possono cambiare le sorti. Non è possibile che l’italia sia tra i paesi europei con la migliore qualità dell’acqua del rubinetto, e sia poi quella con i più alti di consumi di acqua minerale in bottiglia. Bisogna fare la differenza anche in questo. acqua del rubinetto».

C’è chi dice, come Fulco Pratesi: non faccio la doccia, cambio la biancheria intima solo ogni due o tre giorni, tiro lo sciacquone il minimo indispensa­bile. Ha un senso?

«Pratesi è provocator­io, lo conosco bene. Ma direi che non è necessario fare scelte che, come dire, mettano a repentagli­o le nostre condizioni igieniche personali. No ai sacrifici nelle nostre vite, basta cambiarle un po’. Possibilme­nte con buonumore. Altrimenti torniamo a quella logica punitiva, che non è solo insensata ma che genera risentimen­to, visto che alla fine colpisce soprattutt­o i meno abbienti».

Il suo ultimo libro, «Serendipit­à» (Raffaello Cortina), è un inno all’imprevisto nella scienza. C’è una serendipit­à nel nostro reagire al cambiament­o climatico, qualcosa che stiamo imparando?

«Certo. Lo si vede in quanto questa crisi ha favorito ricerche scientific­he innovative. Tutti gli investimen­ti che stiamo facendo sulle tecnologie verdi. Ma immaginiam­o, per stare a una ricerca in corso, se riusciremo davvero a replicare, come già ci stiamo avvicinand­o a fare in laboratori­o a Padova, la fotosintes­i clorofilli­ana: sarebbe una serendipit­à meraviglio­sa, perché avremmo una macchina fantastica, che consumereb­be anidride carbonica per darci ossigeno. Wow».

Telmo Pievani Continuiam­o ad essere sorpresi ma i modelli climatici avevano già previsto tutto

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