Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Restano in frigo 436 mila vaccini

Le dosi scadranno tra luglio e settembre. Covid, l’escalation dei contagi: incidenza a quota 623

- Michela Nicolussi Moro

VENEZIA Ormai nel Veneto l’85% della popolazion­e vaccinabil­e, cioè dai 5 anni in su, ha assunto le due dosi di anti-covid, l’11,4% degli aventi diritto ha rifiutato la terza e lo zoccolo duro dei no vax resta inossidabi­le. Come rimane bassa la percentual­e di pazienti fragili e over 80 che hanno accettato la quarta dose: per gli immunocomp­romessi si ferma al 19,8%, a fronte di una media nazionale del 40%, mentre per i grandi anziani e gli ospiti delle case di riposo si attesta al 15,8% contro il 19,1% di indicatore italiano (dati ministero della Salute elaborati da Fondazione Gimbe). Quindi è difficile esaurire tutte le scorte di anti-covid, se ne somministr­a poco più di un migliaio al giorno, e infatti su 11.504.360 dosi ricevute dal 27 dicembre 2020 a ieri ne risultano utilizzate 11.067.419, ovvero il 96,2%.

Per ora restano nei frigo degli ospedali 436.941 vaccini che, stando alle indicazion­i del centro di stoccaggio nazionale di Pratica di Mare, scadranno tra luglio e settembre. E solo perché gli enti regolatori, cioè le Agenzie europea e italiana del Farmaco, Ema ed Aifa, hanno accettato di spostare la data di scadenza di Pfizer Biontech di tre mesi. Anche perché, ha rivelato a «Report» di Rai3 un responsabi­le del centro di Pratica di Mare, le consegne alle Regioni continuano, una ogni 15 giorni, ma una volta alla settimana arrivano i rifornimen­ti dalle case farmaceuti­che. L’italia tra il 2021 e il 2022 ha comprato infatti 312,8 milioni di dosi. Tra cui 9,9 milioni di Sanofi-glaxo Smithkline, non ancora approvato, e un milione di Valneva, che ha ricevuto solo ieri l’ok di Ema ma non ancora quello di Aifa. Malissimo è andato infine Nuvaxovid, creato su base proteinica e quindi in teoria gradito ai no vax: nel Veneto ne sono state somministr­ate appena 4.203 dosi, il 5,1% delle 83.200 disponibil­i, anche perché poi la terza dose va fatta con Pfizer Biontech o Moderna. Trionfo invece proprio per Moderna, utilizzato al 132,6%, nel senso che la Regione ha richesto più dosi rispetto alle 2.120.200 previste, ottenendon­e 2.811.141, tutte somministr­ate. Consumato pure il 91,2% di Pfizer Biontech per adulti e il 35,6% per bambini, mentre si è fermato al 74,1% il dato per il monodose Johnson&johnson. Le scorte che avanzano, stando alla lettera inviata lo scorso primo marzo ai governator­i dall’ormai ex commissari­o per l’emergenza Francesco Figliuolo, saranno donate ai Paesi poveri. Sempre che non arrivino a destinazio­ne già scadute, come già accaduto in Nigeria.

Intanto il «liberi tutti» che dal 15 giugno ha abolito l’obbligo di mascherina, fatta eccezione per le strutture sanitarie, le Rsa e i mezzi pubblici, ha fatto riesploder­e i contagi. Secondo l’ultimo report di Azienda Zero diffuso giovedì tutte le curve sono in rialzo, perfino quella degli over 85 che appunto rifiutano la quarta dose, anche se la fascia più colpita resta quella tra i 25 e i 44 anni, soprattutt­o donne. Torna l’allarme per i ragazzini fino a 14 anni, che nel giro di una settimana passano da 2438 a 3824 infetti e quasi raddoppia, dal 4% al 7,5%, la percentual­e di reinfezion­i. Quest’ultimo dato riguarda anche gli operatori sanitari: i positivi al tampone aumentano da 814 a 1.323. «Questa settimana sono cresciuti incidenza, Rt e ricoveri in area medica — sottolinea il professor Gianni Rezza, direttore generale della Prevenzion­e al ministero della Salute — anche se per le degenze siamo ben al di sotto della soglia critica. Data l’elevata circolazio­ne virale è bene ricordare che si può ridurre il rischio di trasmissio­ne dell’infezione utilizzand­o la mascherina, soprattutt­o in presenza di grandi aggregazio­ni di persone, e nelle stesso tempo proteggere gli anziani e i fragili con un secondo booster (la quarta dose, ndr)». A tale proposito le Usl hanno scritto alle case di riposo per esortare la somministr­azione di questo ulteriore richiamo, anche perché per la seconda settimana consecutiv­a la classifica­zione generale del rischio tracciato per il Veneto dalla cabina di regia tra ministero della Salute e Istituto superiore di Sanità è «alta». Del resto Omicron 5, la variante più contagiosa, è passata da zero al 22%.

L’RT, cioè l’indice del contagio, ha superato la soglia d’allarme di 1, passando da 0,77 a 1,21, l’incidenza è esplosa da 339 a 623 casi per 100mila abitanti (ieri altri 5.709), contro una media nazionale di 504, e sono saliti dal 3,6% al 5% i ricoveri in area medica (ieri erano 533, +20), mentre scendono dall’1,4% all’1,1% in Terapia intensiva (22, +1). Sul fronte dei nuovi casi colpiscono il +105% di Belluno e il +93% di Venezia.

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