Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
IL DIRITTO AL LAVORO ECOLOGICO
Cosa può fare il lavoro dell’uomo per diventare rispettoso dell’ambiente? Non tanto dell’ambiente «di lavoro», che pure rappresenta un’emergenza senza fine nel nostro paese, quanto dell’ambiente come Natura, con le sue sofferenze e le sue istanze ecologiche ormai ultimative, che nessuno - se non l’uomo stesso - può raccogliere. La domanda è risuonata nelle quattro giornate internazionali di studio su Climate Change e Labour Law all’università Ca Foscari di Venezia, ove si sono dati appuntamento oltre venti studiosi di tutto il mondo. Il lavoro fa parte dell’antropocene, discussa categoria con la quale si designa l’era dell’intervento attivo dell’antropos sulla Natura-terra, la iustissima tellus di Virgilio che con i suoi frutti ripaga le fatiche del lavoro umano. Ma quel legame virtuoso tra Uomo e Natura si è perduto da quando, con l’avvento di una tecnica sempre piu invadente e piegata agli imperativi di una sfera economica insaziabile e globale, l’uomo ha negato alla terra giustissima il suo essere un’istanza sovrana, e l’ha sottomessa a sé, dimenticando che lui stesso ne fa parte, e che la Natura, senza neppure accorgersene, può «estinguere tutta la vostra specie», come dice la Natura all’islandese nel famoso dialogo delle Operette morali leopardiane. Tornare alla iustissima tellus significa non solo ridurre le emissioni e contrastare il cambiamento climatico, ma impegnarsi per rendere il lavoro un’attività verde, ecologica, che produce beni durevoli ed ecocompatibili.
Nquesto impegno delle imprese e delle istituzioni la Natura diventa Gaia, la figura mitologica che rappresenta oggi l’emblema di un mondo in cui politica, economia, cultura e lavoro si alleano per ridare alla Terra un suo proprio statuto normativo. Ma spesso questa alleanza non esiste e prevalgono gli egoismi a breve termine. I giovani che rifiutano il lavoro, di cui oggi si parla molto, lo fanno non solo per ragioni salariali o di esigenze di vita, ma anche perché si accorgono che i lavori proposti spesso non sono «sostenibili». Sostenibilità: parola abusata e vuota, quasi una pura strategia di marketing se non viene presa sul serio dal lavoro, che deve ritornare ad essere in sintonia con la Terra giustissima cantata da Virgilio. Un lavoro che viene controllato nei suoi processi da uomini e donne degne in quanto capaci di realizzare attraverso il lavoro la propria vita e, al contempo, il rispetto della Natura. Anche le relazioni industriali, da sempre sinonimo di attenzione per la produzione e per le condizioni di lavoro, devono essere riconvertite in relazioni eco-industriali, produrre accordi sull’ambiente e clausole verdi da far rispettare nei rapporti di lavoro. Le clausole degli appalti, come quella di non arrecare danno significativo all’ambiente (c.d. DNSH), dimostrano come il tema sia ormai penetrato anche nelle istituzioni. Ma ancora molto c’è da fare per costruire un diritto del lavoro ecologicamente compatibile: cerchiamo di farlo al più presto.
Adalberto Perulli