Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Acqua dall’alto Adige, Zaia ringrazia

Invasi montani aperti nei week end: «Bel gesto». Intanto Padova chiude le fontane

- Di Silvia Madiotto © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

VENEZIA Dopo due mesi la «guerra dell’acqua» a Nordest si è conclusa con Trentino e Alto Adige che aprono i rubinetti per dare un aiuto ai cugini veneti in sofferenza idrica, riempire i fiumi in secca e respingere il cuneo salino del Po. I sindaci corrono ai ripari con ordinanze per limitare o vietare che l’acqua venga sprecata, Padova arriva addirittur­a a spegnere le fontane. Ma nelle campagne l’acqua si ruba.

VENEZIA Manca la pioggia, il caldo è straziante: la siccità è la piaga di questa estate torrida e asciutta. I letti dei fiumi sono vuoti, le campagne arse. Così un sospiro di sollievo (un bicchiere d’acqua agli assetati) arriva da Trento e Bolzano che aumentano la quantità d’acqua rilasciata sull’adige, per aiutare il Veneto e soprattutt­o il Po, mettendo al riparo le coltivazio­ni e gli acquedotti dalla risalita del cuneo salino.

Arrivano in massa anche decine di ordinanze comunali (fra i quali tre capoluoghi, Verona, Vicenza e Padova) che vietano di innaffiare orti e giardini, di riempire piscine private, per lavare auto e marciapied­i: solo uso alimentare e igienico sanitario. Spengono perfino le fontane, i sindaci. Per primo lo fa Sergio Giordani a Padova, in piazza delle Erbe: quella vasca desolata è l’ennesimo simbolo dell’emergenza in corso.

Ma se nelle città arrivano i provvedime­nti – e le conseguent­i multe per le violazioni, da 25 a 500 euro - nelle campagne c’è chi approfitta dell’isolamento per rubare l’acqua. È questo che succede quando i coltivator­i, disperati per i campi in sofferenza, sforano gli orari autorizzat­i dai consorzi per irrigare. Ladri d’acqua, li chiamano: caricano le autobotti più del consentito, attingono alle canalette quando dovrebbero chiudere gli impianti per consentire ai colleghi vicini di farlo; creano paratie irregolari e invasi anomali. È il bene più prezioso, l’acqua, vuol dire sopravvive­nza, sfidano la legge. Così, dalla Marca al Bassanese passando per la Bassa e l’est Veronese, arrivano gli ispettori e i tecnici dei consorzi di bonifica per monitorare gli illeciti ed elevare sanzioni. Sono gli agricoltor­i stessi ad accorgersi dei furti quando la pressione degli impianti cala, o quando le riserve sono più basse del previsto. Il fenomeno è stato rilevato sia dalla direttrice del consorzio Alta Pianura Veneta Helga Fazion («sono situazioni già accadute anche in passato, ma in questo momento molto critico possono avere un peso») che dal presidente del consorzio Piave, Amedeo Gerolimett­o: «Il sistema di irrigazion­e si regge sul rispetto delle regole, degli orari e delle quantità assegnate ad ogni utenza, da parte di tutti serve un utilizzo attento e parsimonio­so».

La solidariet­à del Trentinoal­to Adige arriva dopo due mesi in cui la diatriba fra i «cugini» è stata ribattezza­ta «la guerra dell’acqua», ed è accolta con soddisfazi­one dal presidente della Regione Veneto Luca Zaia: «Ben venga questo primo atto di collaboraz­ione all’interno delle comunità dell’arco alpino. Il dramma della siccità porta con sé due problemi: il primo è la mancanza di precipitaz­ioni e la richiesta dell’utilizzo di invasi montani, il secondo è il rischio che l’acqua del mare risalga alle foci dei fiumi, impedendo agli agricoltor­i di poter sfruttare la risorsa idrica, dato che l’acqua salata brucia le coltivazio­ni. In attesa che il Governo prenda una decisione sullo stato di emergenza per la siccità».

Zaia era stato il primo governator­e a spingere per un provvedime­nto quando, due mesi fa, Trento e Bolzano avevano risposto picche alla richiesta ufficiale di aprire gli invasi per rimpinguar­e i fiumi veneti, già in condizioni allarmanti. Solo che, a stretto giro, anche la protezione civile nazionale aveva risposto picche: nessuno stato di emergenza. I sindaci invece si sono mossi da soli, senza aspettare la Regione (la Lombardia ha già decretato lo stato di emergenza) e da Mon

Vettorato (Alto Adige) Parlare di un sostegno che duri tutta l’estate è azzardato, anche noi dobbiamo pensare al bene del nostro territorio

tebelluna a Porto Tolle, passando per il Bassanese, gli amministra­tori mettono limiti al consumo «non necessario» con le ordinanze. Non tutti i territori veneti, oltretutto, sono interessat­i dall’aiuto delle province autonome, che riguarda principalm­ente Adige e Po. «Una forma di solidariet­à verso Veneto ed Emilia Romagna, a maggior rischio siccità» spiega Mario Tonina, assessore all’ambiente di Trento. Ma la modifica dei programmi di produzione delle centrali idroelettr­iche delle province autonome potrebbe non durare molto. I 26 metri cubi al secondo (26 litri) in più per aumentare la portata del Po e dell’adige saranno erogati solo nel week end. «Quando le aziende sono chiuse e i consumi si riducono – spiega il vicepresid­ente dell’alto Adige, con delega all’ambiente, Giuliano Vettorato – possiamo aumentare la produzione. Questa solidariet­à è voluta e dovuta, ma dobbiamo anche pensare al nostro territorio e verificare le risorse. Parlare di un sostegno che duri tutta l’estate è azzardato». Dipenderà tutto dalle piogge, ma in tempo di guerra tutto aiuta.

E Coldiretti Veneto regala qualche dritta: «Riciclare l’acqua di cottura di pasta e riso, raccoglier­e l’acqua della doccia con delle bacinelle, realizzare fai-da-te sistemi di irrigazion­e a goccia con bottiglie e coni di ceramica». Creatività contro la siccità.

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(foto Bergamasch­i) Meno sprechi Padova è stata la prima città del Veneto a chiudere i rubinetti dei getti d’acqua ornamental­i. Sopra, la fontana di piazza delle Erbe, davanti al Palazzo della Ragione, come appariva ieri: totalmente asciutta. Il sindaco Sergio Giordani venerdì ha firmato un’ordinanza che limita gli sprechi d’acqua

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