Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Riaprono le centrali a carbone: per fortuna Porto Tolle è dismessa
Tra gli effetti negativi dell’invasione dell’ucraina da parte della Russia, vi è il rischio sempre più drammatico di una crisi energetica europea. Nei giorni scorsi, forse troppo presto, la Germania ha deciso di potenziare il funzionamento delle centrali a carbone. L’italia non ha escluso tale eventualità, ma il presidente Draghi ha a precisato che si tratterebbe di una possibile riapertura delle centrali a carbone italiane in via momentanea e non «a pieno regime». Quali sono le centrali italiane che potrebbero riprendere a funzionare? Cinque dell’enel: Fusina (Venezia), La Spezia (Liguria), Torrevaldaliga (Lazio), Brindisi (Puglia) e Portoscuso (Sardegna). E Monfalcone(friuli-veneza Giulia) gestita da A2A e Fiume Santo (Sardegna) di «Ep Produzioni». Credo che più di qualcuno, scorrendo l’elenco, abbia tirato — come me— un sospiro di sollievo nel rilevare non vi sia la centrale di Porto Tolle che ha funzionato per molti anni come termoelettrica ad olio combustibile e che doveva essere riconvertita a carbone. Il Consiglio di Stato (fortunatamente) ha bocciato il progetto che peraltro aveva avuto molte opposizioni, circostanze che indussero l’enel ad abbandonare l’ipotesi. Vi fu la vendita di tutto alla «Human Company» che intende realizzare un villaggio turistico, con attrattive varie, in grado di ospitare sino a ottomila turisti al giorno. Già allestito il cantiere e, qualche mese fa, il sindaco di Porto Tolle Roberto Pizzoli, dopo il rilascio della Scia (Segnalazione certificata inizio attività), ha tagliato il nastro nella cerimonia che ha preceduto lo smantellamento dell’ormai ex centrale. Chiedo un commento al primo cittadino e lui mi conferma che, pur trattandosi di un’iniziativa che non può realizzarsi in tempi brevi, costituirà una svolta «storica» che ben si armonizzerà con le bellezze naturali e il turismo di questa parte bellissima, ancora non sufficientemente nota, del Delta del Po.