Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
«Imprese, si rischia un boom di fallimenti in autunno»
Allarme Cgia. E i professionisti avvertono sui pericoli della riforma
VENEZIA Dal prossimo autunno i fallimenti anche in Veneto potrebbero tornare a crescere. E l’introduzione di nuovi strumenti di prevenzione del default, come la composizione negoziata, dalla metà di luglio, non sortiranno effetti percepibili in termini di riduzione dei casi; e questo, in particolare, per la straordinaria complessità delle norme. Sono previsioni che giungono le prime da parte della Cgia di Mestre, le altre dal mondo dei professionisti della materia. Ciò che ne esce è lo schizzo di uno scenario in cui «i nodi di una situazione a lungo drogata», sia dagli slittamenti di obblighi e scadenze scattati a causa del Covid sia dal sistema di incentivi fiscali, soprattutto nel mondo delle costruzioni, stanno per arrivare al pettine.
Nella nota emessa ieri, l’ufficio studi degli artigiani di Mestre dice senza mezzi termini: «Rischiamo un boom di fallimenti. Il rischio che, dal prossimo autunno, il numero torni ad aumentare in misura preoccupante è alquanto probabile». Eppure i casi di fallimento nei primi cinque mesi 2022, nella nostra regione indica una flessione rispetto all’analogo periodo 2021. Ad aver portato i libri in Tribunale, da gennaio a maggio, sono stati 231 imprenditori, un terzo in meno del 2021, secondo una tendenza negativa in tutte le province e che marca un dimezzamento nell’area trevigiana. Negli ultimi dieci anni, registra la Cgia, il numero massimo di fallimenti in Veneto si è registrato nel 2015 (1.281 casi). Poi una riduzione arrestatasi nel 2020 (658 casi), nell’anno del Covid, anche per il blocco del settore. Nel 2021 il dato ha iniziato a risalire e a fine anno si è attestato a 704 casi.
Nella prima parte del 2022, la riduzione si ha in tutte le province venete: Venezia -8,5%, Vicenza -31%, Verona -31,5%, Padova -38%, Rovigo -44%, Treviso -52% e Belluno -63,6%. Però, è il punto su cui insiste Cgia, è lecito supporre che l’affanno finanziario sia destinato ad aumentare fino a rendersi insostenibile, tenendo conto del persistere dei ritardati pagamenti della pubblica amministrazione e del blocco della cessione del credito del Superbonus 110%, indotto dall’incertezza crescente Il punto di vista di Gianfranco Peracin, commercialista padovano specializzato in crisi d’impresa e consigliere della rivista «Fallimenti e Società» dell’osservatorio triveneto di diritto societario e fallimentare, è poi di pessimismo sull’efficacia delle nuove leggi prossime all’entrata in vigore e finalizzate a prevenire i fallimenti. Si tratta di una riforma del diritto fallimentare già slittata a causa dell’emergenza pandemica, e poi adeguata alla direttiva Ue 1023 del 2019, per allineare la legislazione in materia alle regole Ue nella gestione delle crisi aziendali, puntando a salvare continuità aziendale ed occupazione.
Il pacchetto contiene vari strumenti volti ad accentuare la capacità dell’imprenditore di intercettare i segnali di una crisi e introduce sistemi di composizione negoziata per risolvere la stessa privatamente e con consulenti esterni. «Un testo particolarmente complesso – è il giudizio di Peracin – che metterà in crisi chiunque, a vario titolo, sarà chiamato ad applicare queste norme. Non si tratta di un testo unico in grado di semplificare e non ci sono passi verso una specializzazione dei giudici nelle materie aziendali. La previsione è che la nuova legge non contribuirà a ridurre il numero di fallimenti».
E poi, al di là di quello che si legge nella normativa, lo specialista ritiene che nulla, o molto poco, potrà migliorare se «non cambia la cultura di chi si occupa di crisi. Se ad intervenire saranno soggetti con una mentalità liquidatoria e incapaci di comprendere i fenomeni aziendali, viene meno quell’approccio collaborativo tra le parti grazie al quale dovrebbero aumentare le probabilità di salvaguardia dell’azienda. Per questo – conclude Peracin – mi attendo anni di convegni e molta giurisprudenza prima che le nuove regole possano giungere ad un assestamento e dunque ad una loro applicazione diffusa».
Peracin
Nuove regole complesse, non c’è semplificazione Difficile che per questa via si riducano i casi