Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
La Lega in frantumi e le accuse di Tosi Salvini: «Zaia non ha mai interferito»
VERONA È di nuovo «fatal Verona» per la Lega del milanista Matteo Salvini, crollata nella roccaforte della destra veneta. Ma le sconfitte sono solo la punta dell’iceberg del malcontento. Le contestazioni crescono, i ballottaggi segnano il «liberi tutti», la base si sente scollata dai vertici ed è arrivato il momento dello scontro diretto: va in scena la resa dei conti interna alla Lega, dopo un anno di accuse, faide, discussioni negate e voglia di congressi. Ma c’è anche la caccia ai responsabili della débâcle.
Il primo a puntare il dito è Flavio Tosi, rimasto fuori dal ballottaggio: «Luca Zaia ha sbattuto la porta» a lui e all’apparentamento, «nella Lega mi hanno fatto sbarramento». Dopotutto, l’unico leader a spendersi nelle settimane del ballottaggio per Sboarina è stato proprio il governatore (con un video). Tosi suggerisce che dietro alla scelta di non siglare il patto veronese ci siano antiche ruggini e personalismi. «Alla fine del primo turno - continua -, nonostante tutti dicano “Sboarina ha numeri preoccupanti, fa l’apparentamento con Tosi”, se non ascolti hai fatto il suicidio perfetto». «L’unico a non volere l’apparentamento è stato Sboarina - dice Salvini - Zaia non si è mai intromesso nelle scelte della Lega sulle amministrative». Anche Sboarina smentisce Tosi e il governatore rimarca: «In nessun caso mi occupo di liste e apparentamenti - ha dichiarato al Corriere della Sera -. Non mi compete. Se qualcuno mi ha chiamato ho sempre fornito l’indirizzo delle segreterie politiche».
Restano i numeri, e sono devastanti: in calo ovunque, sia nelle città che nella cronistoria elettorale leghista. Dopo anni di dominio in Veneto, il Carroccio si scopre minoritario, spettatore (pure pagante) delle scelte di Fdi, a cui ora imputa la sconfitta scaligera perché per mesi il mantra dei «fratelli» è stato «o Sboarina o morte», e alla Lega toccava solo adattarsi. Alla base non basta e monta la richiesta di congressi: la sfiducia è totale e il federale non è esente. Entro la fine di settembre dovranno andare a rinnovo tutte le sezioni e sta per arrivare un diktat per inserire anche i congressi provinciali entro la fine di novembre. E sta qui il grosso della partita, perché poi toccherà al regionale: i vertici vanno eletti prima di scegliere le posizioni più ambite in Parlamento. L’anno prossimo si vota in altri due capoluoghi (entrambi di centrodestra) Treviso e Vicenza: rischiano di presentarsi agli elettori con un partito in frantumi. Intanto, lunedì prossimo il commissario regionale Alberto Stefani potrebbe convocare il direttivo veneto. «Abbiamo sempre sostenuto la necessità di essere uniti fin dal primo turno – ribadisce Stefani -. Avevamo opinioni diverse, ma la realtà è che Fdi non si è schiodata dal nome di Sboarina, non è stata capita l’importanza dell’unità del centrodestra. Dobbiamo pensare subito alle candidature alle Comunali per il 2023, condivise e unitarie, con meno polemiche più lavoro sul territorio».
La Lega delle stanze dei bottoni gioca in difesa, e la Lega tenuta in un angolo va all’attacco. «Mi aspetto che ora si voglia capire come siamo arrivati a questa sconfitta eclatante – commenta l’assessore regionale Roberto Marcato -. Dobbiamo condividere un ragionamento che ci consenta di non rifare gli stessi errori, rimettere in corsa la Lega e il centrodestra. Il risultato di Padova e Verona è stato uno choc, deve risvegliarci dal torpore». Le voci si moltiplicano. «Serve subito un’assemblea con i militanti del Veneto, alla presenza di Salvini e della segreteria regionale – afferma l’europarlamentare Gianantonio Da Re -. Le elezioni si vincono e si perdono, ma serve chiarezza sulla linea politica, non possiamo chiudere gli occhi davanti a una simile emorragia di voti. Adesso anche Zaia parli». Rincara la dose il consigliere regionale Fabrizio Boron: «Alcuni errori erano evitabili ascoltando le sezioni. Quando si gestisce un partito a livello commissariale, imponendo le scelte dall’alto, finisce così. Ricordo a coloro che oggi si arroccano che con questi dati e il taglio dei parlamentari le sedie sicure saranno poche».
Invita al dialogo Mario Conte, sindaco di Treviso: «Evidentemente le divisioni hanno portato a questa sconfitta che fa male a tutti. Cominciamo subito a ricostruire una nuova proposta amministrativa, concreta, attenta alle persone, con il centrodestra unito. Con queste percentuali qualche problema c’è, è inutile negarlo. Ma non è il momento dei processi: ripartiamo dalle esigenze dei nostri cittadini. Lasciamo da parte i dibattiti ideologici».
Roberto Marcato Verona e Padova uno choc, dobbiamo risvegliarci dal torpore Ora basta errori