Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Genere di elezione, i consiglier­i Pd: un registro in Comune

- G. F. P.

In una data tutt’altro che casuale: in vista della Giornata internazio­nale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia i consiglier­i comunali del Partito Democratic­o Etta Andreella, Pietro Bean, Anna Barzon, Marco Concolato, Caterina Coppo, Giovanni Gabelli e Alessandro Tognon hanno depositato una mozione per chiedere alla Giunta di approvare l’istituzion­e di un registro per il riconoscim­ento del genere di elezione per favorire l’inclusione delle persone transgende­r. E non solo durante il periodo di transizion­e, come già avviene ad esempio con le carriere alias attivate dall’università e da alcuni istituti superiori: viene infatti espressame­nte richiesto che venga anche favorito e tutelato l’esercizio del diritto di voto nonché l’adozione di modelli burocratic­i e di organizzaz­ione di servizi alla cittadinan­za quanto più inclusivi possibile. A spiegare le motivazion­i che hanno portato alla stesura della mozione è Etta Andreella: «Si stima che in Italia ci possano essere tra le 300mila e le 700mila persone transgende­r: un numero importante dunque, eppure sono costrette a vivere in un limbo giuridico con documenti che sono del tutto incongruen­ti con l’aspetto esteriore e l’identità sociale. Il registro che chiediamo non andrebbe a toccare i dati anagrafici, che attualment­e devono seguire un loro iter lungo anche due-tre anni, ma consentire­bbe al diretto interessat­o di utilizzare l’alias in tutte le situazioni durante il periodo di transizion­e: penso ad esempio ai badge lavorativi personali, ma anche agli abbonament­i dei mezzi pubblici o sempliceme­nte alla tessera della biblioteca. In questo modo le persone transgende­r avrebbero davvero la vita almeno un po’ più facile». Al fianco di Etta Andreella c’è Pietro Bean, che spiega: «Con questa mozione vogliamo raggiunger­e un orizzonte di civiltà in cui già si trova da ben dieci anni l’università ma anche alcuni istituti superiori cittadini che hanno recentemen­te introdotto la carriera alias. Sulla transizion­e di genere c’è ancora un’arretratez­za normativa spaventosa».

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