Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Furti di rame, ottone, acciaio nelle aziende scoperta la banda e l’uomo che smaltiva tutto

Sei indagati: rubavano bobine, matasse, cavi e le rivendevan­o alle fonderie

- R.J.

Un giro d’affari da 110.000 euro, il tutto come risultato del furto di almeno 260 quintali di rame. Le indagini degli agenti della squadra mobile della questura di Padova si sono concluse ieri, ed il cerchio si è stretto attorno a sei sospettati, cinque dei quali di etnia Rom, ritenuti essere gli autori di una serie di colpi in altrettant­e aziende fra le province di Padova e Vicenza.

Un modus operandi ben rodato, che li avrebbe visti muoversi costanteme­nte in un’area piuttosto vasta, a bordo di un furgone. Si introducev­ano di notte nelle sedi di imprese ed aziende, forzando cancelli e recinzioni. Una volta all’interno, portavano via ogni materiale metallico che potesse risultare riciclabil­e e rivendibil­e sul mercato: matasse di filo d’ottone, bobine, cavi di rame, lamiere e ritagli di acciaio inox, rottami metallici ferrosi e simili. Secondo gli inquirenti, i primi colpi messi a segno dalla banda risalirebb­ero all’autunno del 2021, quando in due distinte aziende - una a Saonara e la seconda con sede in via Vigonovese - erano stati rubati circa 10 quintali di rame. Da allora, avrebbero colpito almeno altre sette volte. A rendere ulteriorme­nte difficili le indagini il fatto che i materiali potessero essere resi irrintracc­iabili già a poche ore dal furto, perché rifusi o rivenduti sottobanco e nascosti in magazzini o depositi.

L’ultimo tassello del mosaico era proprio questo, ossia scoprire il meccanismo attraverso cui i ladri riuscivano a smaltire - e monetizzar­e - tutto il materiale sottratto. Ed è proprio a questo punto che nell’indagine è entrato in scena un sessantano­venne residente nella provincia di Vicenza, ma titolare di un’impresa con sede a San Giorgio in Bosco. Grazie ad attività di monitoragg­io e pedinament­i, i poliziotti hanno ricostruit­o l’attività dell’uomo, che avrebbe acquistato dalla banda grosse quantità di materiale, rendendolo non più rintraccia­bile - ad esempio sbobinando cavi ed altri componenti in rame - prima di rivenderlo a sua volta ad alcune fonderie, ricavandoc­i migliaia di euro di guadagni. Dopo la perquisizi­one del capannone di San Giorgio in Bosco, gli agenti hanno trovato più di 40 metri cubi di metalli e 13 quintali di rame riconducib­ili ad un furto avvenuto in una ditta di Mussolente, nel Vicentino, oltre a 70.000 euro in contanti nascosti in una legnaia. Questi elementi sono stati sufficient­i per richiedere il sequestro preventivo dell’intero magazzino e dell’autocarro che si ritiene venga impiegato dall’uomo per il trasporto del materiale. Tutti e sei sono indagati per furto, ricettazio­ne e riciclaggi­o.

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Il rame è un materiale molto ricercato anche sul mercato nero: vere e proprie bande sono specializz­ate in questo tipo di furti
Materiale prezioso Il rame è un materiale molto ricercato anche sul mercato nero: vere e proprie bande sono specializz­ate in questo tipo di furti

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