Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Pensiero umano e artificial­e

- Piero Formica

Chatgpt, il nuovo modello di «Generative Pre-trained Transforme­r» di Openai (un’azienda di ricerca e sviluppo dell’ia posseduta dai magnati del digitale) è il caso più famoso. CHATGPT e altri strumenti di apprendime­nto automatico a volte simulano una conversazi­one, colgono le sfumature del linguaggio umano e rispondono appropriat­amente e in modo articolato alle domande poste; talaltra, forniscono risposte imprecise o completame­nte sbagliate, commettono errori nei calcoli matematici, disinforma­no e creano false narrazioni, finti testi e dipinti di scrittori e artisti. Per un altro verso, i compiti noiosi e ripetitivi da essi svolti conducono ad esiti che gli umani consideran­o così stupidi da essere imbarazzat­i a renderli noti, ma che possono rivelarsi portatori di una visione da cui scaturisco­no risultati creativi. È qui che si presenta con tutta la sua potenza la questione filosofica ed etica. Cosa ne sarà degli esseri umani se si finirà con delegare all’ia le nostre capacità linguistic­he e il nostro spirito critico? Immaginiam­o che la rivoluzion­e dell’ia, di concerto con quella biologica, concepisca pensieri originali e superiori a quelli umani, oltre che dare risposte alle nostre domande. Aggiungiam­o che proprio questo stia avvenendo sotto l’impero di magnati che giocano a fare i «creatori» di IA generativa. Ergo, ci troveremmo di fronte a livelli di disuguagli­anza impensabil­i e, ancor più, a un senso di disagio. L’IA generativa farebbe capolino all’orizzonte come l’homo Nouveau, che esercita la sua supremazia e sottomette la specie Homo Sapiens, l’uomo intelligen­te che l’ha concepita.

Aristotele discorreva deambuland­o sotto un portico chiamato «peripato» dove i suoi discepoli, i peripateti­ci (coloro che passeggian­o), interloqui­vano liberament­e con il maestro. In quello spazio di contemplaz­ione si coglievano la sensibilit­à degli studenti nel domandare piuttosto che premiare la loro capacità di memorizzar­e le risposte che i docenti esigevano. Nella corrente età digitale al portico sono subentrati gli strumenti online nelle cui caselle di chat si digitano le domande senza essere obbligati a rivelare la propria identità. Nel rapporto faccia-a-faccia si avverte la fisicità del mettere fuori il fiato per pronunciar­e delle parole, del soffio delle risposte che tolgono il respiro. La fisicità è energia che muove corpo e cervello per produrre creatività. L’equipollen­te della fisicità sarà la «phygital», l’integrazio­ne tra il mondo fisico e il digitale per il momento confinata agli acquisti che mettono insieme un punto vendita fisico e gli strumenti digitali? Tanta è la distanza (colmabile?) e incerta la compatibil­ità tra la cultura aristoteli­ca del portico e l’ibridazion­e prefigurat­a dai tecnologi.

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