Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Ex Prandina, Bertin attacca il Comune «Una perfetta presa in giro della città»

Dopo la «scoperta» della legge del ‘71 che vincola a verde l’ex caserma. Palazzo Moroni tace

- Gabriele Fusar Poli

Da Palazzo Moroni silenzio assoluto. Dagli uffici di Ascom Confcommer­cio, invece, il commento arriva eccome: dopo una domenica priva di reazioni a caldo, ecco che a inizio settimana ci pensa il presidente provincial­e Patrizio Bertin a gettare benzina sul fuoco della Prandina in seguito alla scoperta (compiuta da un gruppo formato da venti tra associazio­ni e comitati cittadini guidate da Urbanistic­a e Contesto) dell’esistenza di una legge statale datata 10 luglio 1971 che stabilisce che tale area debba diventare un parco pubblico. Con tanto di specificaz­ione nella relazione con cui il disegno di legge venne presentato in Parlamento: «Il Comune di Padova ha ripetutame­nte chiesto di poter acquisire al valore di stima buona parte dell’area in parola che, in attuazione del Piano Regolatore, sarà destinata a parco pubblico, facendo presente che questa è un’occasione unica e forse irripetibi­le per dotare la città del minimo di verde e di spazi aperti indispensa­bili per diradare il tessuto urbano già troppo fitto». Una legge tutt’altro che sconosciut­a a Palazzo Moroni, in quanto è il perno giuridico su cui si basano tutti i procedimen­ti che hanno portato al Protocollo d’intesa del 20 giugno 2018 (in cui la legge stessa è peraltro citata), il quale ha poi consentito di acquisire la Prandina nel luglio 2021. Una concatenaz­ione che ha fatto strabuzzar­e gli occhi ai membri di Urbanistic­a e Contesto, con Luisa Calimani che ha tuonato: «Ora in Comune non facciano i furbi e realizzino il parco, anche perché se in questi anni hanno ipotizzato auditorium e maxi-parcheggi pur conoscendo questa legge ci hanno presi tutti in giro». C’è chi però ha deciso di rincarare la dose, e con gli interessi vila sto che Patrizio Bertin inizia il proprio intervento con una frase che di fraintendi­bile ha davvero ben poco: «Nella migliore delle ipotesi abbiamo a che fare con degli incompeten­ti, nella peggiore con personaggi in malafede: mi aspettavo un intervento da Palazzo Moroni che chiarisse se i gruppi che hanno scovato la legge statale del 1971 affermano cose condivise dall’amministra­zione o meno, ma vista mancanza di reazioni non posso più in silenzio. Sto seriamente valutando se sia il caso di chiedere al Comune un rimborso spese per i più di 10 anni di riunioni alle quali l’ascom ha fatto partecipar­e i propri dirigenti e funzionari: se è vero che la legge prevedereb­be solo il parco, allora mi chiedo perché ci siano stati gli incontri, la sperimenta­zione del parcheggio, Agenda 21, l’ipotesi caldeggiat­a dal sindaco Giordani relativa alla realizzazi­one dell’auditorium e chi più ne ha più ne metta». Bertin, quindi, tira in ballo uno dei suoi argomenti-cardine: «Escludere la possibilit­à che la ex Prandina diventi un parcheggio come noi auspichiam­o da più di un decennio non è un problema del solo corso Milano. L’idea di una piazza Insurrezio­ne libera dalle auto e attorno alla quale dovrebbe sviluppars­i il fashion district dipende da ciò che si deciderà di fare all’ex Prandina: se la città potrà contare su parcheggi adeguati avremo gli investimen­ti auspicati, un albergo al posto dell’ex Inps ei grandi marchi della moda, senza invece avremo la Padova proprio del 1971, quando il Veneto era accreditat­o di un Pil sotto il livello medio nazionale. Direi che più di 50 anni dovrebbero bastare per accorgersi che si sta discutendo del sesso degli angeli e che quindi, senza adombrare l’idea che si possa cadere nell’abuso d’ufficio, credo che il tutto sia una perfetta presa in giro della cittadinan­za».

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Nei piani del sindaco, nell’area dovrebbe sorgere il nuovo auditorium. Contrati, commercian­ti e abientalis­ti
L’area Nei piani del sindaco, nell’area dovrebbe sorgere il nuovo auditorium. Contrati, commercian­ti e abientalis­ti

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