Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Ex Prandina, Bertin attacca il Comune «Una perfetta presa in giro della città»
Dopo la «scoperta» della legge del ‘71 che vincola a verde l’ex caserma. Palazzo Moroni tace
Da Palazzo Moroni silenzio assoluto. Dagli uffici di Ascom Confcommercio, invece, il commento arriva eccome: dopo una domenica priva di reazioni a caldo, ecco che a inizio settimana ci pensa il presidente provinciale Patrizio Bertin a gettare benzina sul fuoco della Prandina in seguito alla scoperta (compiuta da un gruppo formato da venti tra associazioni e comitati cittadini guidate da Urbanistica e Contesto) dell’esistenza di una legge statale datata 10 luglio 1971 che stabilisce che tale area debba diventare un parco pubblico. Con tanto di specificazione nella relazione con cui il disegno di legge venne presentato in Parlamento: «Il Comune di Padova ha ripetutamente chiesto di poter acquisire al valore di stima buona parte dell’area in parola che, in attuazione del Piano Regolatore, sarà destinata a parco pubblico, facendo presente che questa è un’occasione unica e forse irripetibile per dotare la città del minimo di verde e di spazi aperti indispensabili per diradare il tessuto urbano già troppo fitto». Una legge tutt’altro che sconosciuta a Palazzo Moroni, in quanto è il perno giuridico su cui si basano tutti i procedimenti che hanno portato al Protocollo d’intesa del 20 giugno 2018 (in cui la legge stessa è peraltro citata), il quale ha poi consentito di acquisire la Prandina nel luglio 2021. Una concatenazione che ha fatto strabuzzare gli occhi ai membri di Urbanistica e Contesto, con Luisa Calimani che ha tuonato: «Ora in Comune non facciano i furbi e realizzino il parco, anche perché se in questi anni hanno ipotizzato auditorium e maxi-parcheggi pur conoscendo questa legge ci hanno presi tutti in giro». C’è chi però ha deciso di rincarare la dose, e con gli interessi vila sto che Patrizio Bertin inizia il proprio intervento con una frase che di fraintendibile ha davvero ben poco: «Nella migliore delle ipotesi abbiamo a che fare con degli incompetenti, nella peggiore con personaggi in malafede: mi aspettavo un intervento da Palazzo Moroni che chiarisse se i gruppi che hanno scovato la legge statale del 1971 affermano cose condivise dall’amministrazione o meno, ma vista mancanza di reazioni non posso più in silenzio. Sto seriamente valutando se sia il caso di chiedere al Comune un rimborso spese per i più di 10 anni di riunioni alle quali l’ascom ha fatto partecipare i propri dirigenti e funzionari: se è vero che la legge prevederebbe solo il parco, allora mi chiedo perché ci siano stati gli incontri, la sperimentazione del parcheggio, Agenda 21, l’ipotesi caldeggiata dal sindaco Giordani relativa alla realizzazione dell’auditorium e chi più ne ha più ne metta». Bertin, quindi, tira in ballo uno dei suoi argomenti-cardine: «Escludere la possibilità che la ex Prandina diventi un parcheggio come noi auspichiamo da più di un decennio non è un problema del solo corso Milano. L’idea di una piazza Insurrezione libera dalle auto e attorno alla quale dovrebbe svilupparsi il fashion district dipende da ciò che si deciderà di fare all’ex Prandina: se la città potrà contare su parcheggi adeguati avremo gli investimenti auspicati, un albergo al posto dell’ex Inps ei grandi marchi della moda, senza invece avremo la Padova proprio del 1971, quando il Veneto era accreditato di un Pil sotto il livello medio nazionale. Direi che più di 50 anni dovrebbero bastare per accorgersi che si sta discutendo del sesso degli angeli e che quindi, senza adombrare l’idea che si possa cadere nell’abuso d’ufficio, credo che il tutto sia una perfetta presa in giro della cittadinanza».