Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Pacemaker a 2 pazienti centenarie «Operate, sono già tornate a casa»

Lo straordina­rio intervento all’ospedale di Schiavonia: la signore hanno 100 e 103 anni

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«Non è certo una cosa che capita tutti i giorni». Sorride il dottor Giampaolo Pasquetto, direttore della cardiologi­a degli Ospedali riuniti Padova Sud di Schiavonia, quando ripensa a quanto accaduto nelle scorse settimane, e a distanza di pochi giorni: nel laboratori­o di elettrofis­iologia del reparto, infatti, l’équipe del primario ha impiantato due pacemaker ad altrettant­e donne della zona. Fin qui nulla di strano, se non fosse per l’età delle pazienti, le quali hanno rispettiva­mente 100 e 103 anni. E sono le più anziane finora seguite dal dottor Pasquetto: «Più volte abbiamo operato persone con più di novant’anni, mi ricordo ad esempio una signora di 97 anni, ma ultracente­narie ancora no». La partenza, peraltro, è stata subito col botto: «La prima ad essere seguita è stata la 103enne: le sue condizioni generali erano tutto sommato buone, ma soffriva di continui svenimenti. È dunque bastato un semplice elettrocar­diogramma per capirne la causa scatenante: si trattava di una severa anomalia della conduzione atrio-ventricola­re, evento peraltro piuttosto frequente negli anziani. Abbiamo così eseguito un imbiamo

pianto di pacemaker per ripristina­re la corretta funzionali­tà del cuore, e mi preme sottolinea­re come entrambi gli interventi siano stati condotti da un’équipe tutta femminile guidata dalla dottoressa Laura Ucci, la quale è stata coadiuvata dalle infermiere profession­ali Alessandra Celestino e Diana

Jura». Già, entrambi perché il destino ha voluto che pochi giorni dopo arrivasse in reparto una donna che aveva appena compiuto 100 anni, e che ha una particolar­ità: «Vive da sola — rivela Giampaolo Pasquetto — nonostante abbia quattro figli tra i 60 e gli 80 anni, e proprio per questo abfaticato a convincerl­a in quanto credeva che dopo l’innesto del pacemaker non sarebbe più stata autonoma, ma alla fine ha accettato e ne è molto felice: l’ho visitata a distanza proprio oggi (ieri, ndr) e l’ho trovata davvero bene, ma anche la signora di 103 anni è in buona forma. Anzi, l’ottimo stato di salute delle anziane ci ha consentito di dimetterle dopo pochissimi giorni, il che è un bene visto che in questo modo non solo non le esponiamo ad ulteriori rischi, ma soprattutt­o possono così godere dell’affetto dei familiari».

Gran parte del merito della quasi immediata uscita dall’ospedale è anche la tecnica utilizzata per la procedura di impianto, tutt’altro che invasiva: si incide infatti la cute sotto alla clavicola, e grazie alla guida radioscopi­ca gli elettrodi vengono poi posizionat­i nel cuore attraverso una via venosa, con le terminazio­ni elettriche che vengono testate e infine collegate al pacemaker. «Ora le due signore, che già erano in salute — conclude Pasquetto — possono ulteriorme­nte prolungare la loro fantastica vita».

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In ospedale Una delle due super pazienti assieme al professor Pasquetto e alla dott.ssa Ucci

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