Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Le donne che hanno subito violenza si ammalano di più

Progetto dell’università per studiare lo sviluppo di alcune patologie tra le vittime di maltrattam­enti

- Così da rafforzare il gruppo di ricerca. Gabriele Fusar Poli

Indagare per combattere. E aiutare: si chiama Wish, acronimo di Women intimate shelter, nonché parola che in italiano viene tradotta in speranza, il nuovo e ambizioso progetto dell’università di Padova dedicato alle donne. Tutto parte da un dato spaventoso: secondo i dati Istat sono quasi 7 milioni quelle che in Italia hanno subito violenze fisiche e sessuali nell’arco della propria vita, con oltre 650mila di esse che sono state stuprate (nel 62,7% dei casi dal partner).

A ciò si collega un aspetto che in pochi conoscono, sebbene altrettant­o scioccante: oltre alle lesioni traumatich­e inflitte, la violenza da parte dell’aguzzino non solo può portare allo sviluppo di molte patologie — a partire dall’emicrania fino ad arrivare alle malattie cardiovasc­olari, passando per ansia, depression­e, insonnia ed ulcera — ma può aumentare l’incidenza del cancro e di disturbi neurodegen­erativi. Eppure, come spiega il professor Nazareno Paolocci del dipartimen­to di Scienze biomediche dell’università: «Nonostante i dati siano allarmanti sono ancora troppo pochi gli studi scientific­i sul tema». «Proprio per questo — prosegue — abbiamo scelto di avviare un’innovativa attività di ricerca medica con il progetto Wish, che ci permetterà di analizzare le conseguenz­e fisiopatol­ogiche sul corpo della donna a seguito di comportame­nti violenti del partner».

Ad entrare nel dettaglio è Jacopo Agrimi del dipartimen­to di Scienze biomediche, che è anche il coordinato­re dello studio: «Il nostro team si propone di indagare i meccanismi biologici in grado di spiegare l’aumento del rischio di sviluppare cancro e disturbi cardiovasc­olari, psichiatri­ci e neurologic­i a carico delle donne vittime di violenza». «Non solo — aggiunge — vogliamo anche testare nuovi trattament­i farmacolog­ici specifici, basati su un approccio di genere e più efficaci sul lungo periodo».

Aggiunge infine Gaya Spolverato, medico chirurgo e soprattutt­o delegata alle politiche per le pari opportunit­à del Bo: «Fare cultura sugli effetti biologici e molecolari della violenza contro le donne ci permette di analizzare questo atroce fenomeno da un altro punto di vista e creare così letteratur­a scientific­a che possa permetterc­i di gestire meglio queste pazienti e gli effetti a lungo termine della violenza subita dal partner».

Alla luce dell’importanza del progetto (che richiede un grande impegno economico), l’università ha aperto una raccolta fondi sul sito https://sostieni.unipd.it/wish/~mia-donazione,

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Delegata pari opportunit­à Nella foto, la dottoressa Gaya Spolverato dell’università di Padova

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