Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Rifiuti e amianto abbandonati sul Delta del Po
La Finanza sequestra elettrodomestici, eternit e pneumatici. Legambiente: «Gravi danni alla salute»
Un controllo aereo e la scoperta di un’altra discarica abusiva nel Delta del Po con cinque tonnellate di rifiuti, tra cui anche amianto, posizionati in mezzo a campi agricoli vicino al fiume. La scoperta è stata della Sezione aerea della Guardia di Finanza di Venezia, che ha individuato oltre 200 metri quadri sulla quale risultavano depositati rifiuti di vario genere stimati in circa 5.000 chili e classificati, sulla base di un primo esame, come speciali sia pericolosi che non pericolosi. Nella discarica, situata in una zona destinata all’agricoltura e con attorno altre coltivazioni, sono stati ritrovati rifiuti di ogni tipo. Detriti derivanti dalla demolizione di eternit, scarti di lavorazioni edili, serbatoi in metallo, elettrodomestici, pneumatici, tubazioni, plastiche, ferro e legno. I finanzieri della Tenenza di Adria hanno proceduto al sequestro dell’area ed alla denuncia penale del responsabile, un imprenditore agricolo del posto che figura come conduttore del terreno agricolo, per il reato di abbandono incontrollato di rifiuti.
Appena 20 giorni fa, a Porto Tolle, la Polizia e la capitaneria di Porto di Chioggia avevano scoperto una discarica abusiva ed usata da sei anni in una zona con vincolo paesaggistico. Si tratta di due aree di mille metri quadrati complessivi e vicine agli argini del fiume dove sono stati ritrovati, rifiuti, anche pericolosi, di ogni genere. Quattro persone sono state denunciate per il reato di attività di gestione di rifiuti in assenza delle autorizzazioni.
Ad esprimere profonda preoccupazione per il sequestro di Corbola è Legambiente. «Questa discarica illegale è un atto gravissimo che non solo deturpa il territorio, ma rappresenta un serio pericolo per l’ambiente e la salute dei cittadini», dichiarano Ermes Bolzon, vicepresidente di Legambiente «Adria - Delta del Po» e Luigi Lazzaro, presidente regionale dell’associazione ambientalista. L’amianto rinvenuto, ricordano Bolzon e Lazzaro, «è un materiale altamente cancerogeno e la sua dispersione causa gravi malattie respiratorie, tra cui l’asbestosi, il mesotelioma e il cancro ai polmoni». I controlli da parte delle autorità competenti certo non mancano, proseguono Bolzon e Lazzaro, «ma è fondamentale contrastare questo fenomeno anche con azioni concrete e incisive alla fonte del problema, creando consapevolezza tra gli amministratori locali ed un più diretto coinvolgimento dei cittadini sull’importanza di smaltire correttamente i rifiuti». Bolzon e Lazzaro concludono spiegando che «da anni ci battiamo per una mappatura sempre più efficace dell’amianto presente in Veneto, per procedere alla bonifica dei siti contaminati dalla fibra killer e realizzare gli indispensabili impianti di smaltimento dedicati. La lotta all’illegalità passa anche per la realizzazione dell’impiantistica adeguata».