Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
L’intervista
VENEZIA Il rischio di un effetto domino sul fronte delle conseguenze in Veneto dalle crisi di Popolare Vicenza e Veneto Banca. Ma anche la disponibilità ad investire nel rilancio, con piani credibili. Invita ad un atteggiamento attivo di fronte alla crisi delle due popolari, Alberto Baban, presidente nazionale della Piccola industria di Confindustria, imprenditore attivo con la sua Tapì, ma anche tra i leader della rete imprenditoriale di Venetwork, oltre che membro del consiglio territoriale di Unicredit. Che di fronte alla crisi di Bpvi esplosa con le perquisizioni di martedì punta sugli elementi che possano rilanciare l’interesse intorno all’istituto
Presidente in 15 giorni, tra Vicenza e Treviso, vanno in scena due assemblee di Confindustria. All’industria in ripresa fa da contraltare la crisi al culmine delle banche popolari. Resteremo senza il carburante del credito ora che serve?
«Temo di più che salti la fiducia. Alla mancanza di credito si può ovviare, magari ricorrendo ad altre banche. Nell’attuale complicata situazione temo intorno ai due istituti il venir meno del rapporto di fiducia e vicinanza con le imprese, della partecipazione e dell’investimento di imprese e cittadini. E poi c’è l’altro aspetto».
E sarebbe?
«La perdita di valore delle azioni che impoverisce una grande comunità. Parliamo di 117 mila soci a in Bpvi e di 88 mila in Veneto Banca, con le loro famiglie che perdono capacità di consumo e investimento, in situazioni personali anche estreme. Si rischia la rottura di un equilibrio storico».
Con il rischio di contraccolpi in molti settori, viste le partecipazioni - dalle fiere, agli aeroporti - specie di Bpvi.
«Sì, non si può essere superficiali di fronte a quanto sta accadendo. Il Veneto ha sempre trovato soluzioni compatibili: dobbiamo ritrovare la fiducia e una via d’uscita».
Teme con la crisi delle popolari un effetto domino?
«Temo molto gli effetti concatenati, va evitato l’effetto domino.