Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Il pm: cessioni sospette prima della svalutazione
In procura decine di segnalazioni: «Daremo risposta a tutti». Zigliotto, i legali chiedono il dissequestro
non è nemmeno escluso che inchieste parallele possano essere aperte anche da altre procure d’Italia. Prato ha già proceduto: un fascicolo per verificare il comportamento tenuto dal personale della banca nel proporre ai soci l’acquisto di azioni.
A Vicenza, dove sarebbe stata collocata la più grossa fetta di azioni con gli aumenti di capitale, per 500 milioni di euro, c’è un aspetto, in particolare, sotto la lente, che se fosse confermato aprirebbe nuovi scenari. E cioè quello delle cessioni di azioni della Popolare manovrate. Nei modi, ma soprattutto nei tempi. E cioè a febbraio di quest’anno. Proprio nelle settimane precedenti alla svalutazione del titolo, all’assemblea dell’11 aprile, nella quale i soci hanno scoperto che i loro risparmi si erano ridotti, e di non poco. Ora, se qualcuno, come risulterebbe, è riuscito a rivendere le azioni prima del tracollo, c’è da presupporre che: fosse a conoscenza appunto dell’imminente svalutazione delle azioni, tanto da muoversi per «liberarsene» in tempo, e che non si trattasse di una persona qualunque. In quel periodo, a febbraio 2015, vendere le azioni era già di fatto impossibile. Da quanto appurato dagli inquirenti ai risparmiatori che si rivolgevano in filiale non veniva nemmeno accettata la richiesta di vendita delle quote azionarie. Ma evidentemente non era così per tutti se – così come pare – ci sono stati soci che sono riusciti nell’operazione.
Proprio nel «rush finale» verso la svalutazione. Tutti aspetti al vaglio ora della procura. Intanto i legali di Giuseppe Zigliotto, a cui venerdì Confindustria Vicenza ha espresso unanime solidarietà, hanno già depositato la richiesta di Riesame contro il sequestro di documenti effettuato martedì dai finanzieri. E c’è da aspettarsi che anche gli altri avvocati si muovano nella stessa direzione, sollecitando le istanze di dissequestro. Così già tra una decina di giorni potrebbe essere fissata udienza in tribunale a Vicenza per la discussione. A quel punto, per opporsi, la procura sarà costretta a scoprire alcune delle proprie carte. Il procuratore Antonino Cappelleri, anticipando le difese, aveva già fatto sapere: «Siamo pronti a farlo».