Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
I proprietari dei negozi sfitti: «La crisi non è colpa nostra»
Affitti, lite con Ascom e Ca’ Sugana: «Ecco perché è meglio tenere chiuso»
TREVISO Sono stati tirati in ballo dall’amministrazione comunale, dall’associazione dei commercianti e anche da Federcontribuenti. Adesso i proprietari immobiliari rispondono, perché di essere accusati di tenere vuoti i locali del centro non ne possono più. È l’Uppi a mettere le cose in chiaro: «Le convenzioni di riduzione dei canoni concordate con i conduttori sono state 74 nel 2013, 63 nel 2014 e 51 nell’anno in corso». Rinegoziazioni anche di tre, quattro, cinquecento euro al mese per venire incontro agli inquilini commerciali. «Questi dati dimostrano che i piccoli proprietari immobiliari sono ben sensibili ai problemi economici dei loro conduttori rendendosi partecipi del calo generalizzato degli incassi nel settore commerciale».
Il censimento del Comune di Treviso ha rilevato, solo in centro storico, 166 locali commerciali vuoti, abbandonati, alcuni anche in stato di degrado. Anche in zone di grande passaggio, come via Manin, via Ortazzo e vicolo Rialto. L’emorragia va fermata per rilanciare la città; l’amministrazione ha incontrato in settimana l’Ascom, e sta contattando tutti i proprietari che hanno negozi non utilizzati, per trovare un compromesso che accontenti un po’ tutti: imprenditori, proprietari e settore pubblico per l’interesse generale.
In una dura nota, l’Uppi se la prende in particolare con il presidente dell’Ascom Renato Salvadori, che aveva chiesto alle amministrazioni comunali e ai proprietari immobiliari di trovare, assieme all’associazione dei commercianti, un dialogo sulla riduzione delle cifre mensili per aprire un negozio o un locale in centro.
Ma per i proprietari se il centro si svuota la colpa non è solo degli affitti troppo cari. «Hanno inciso il trasferimento fuori dal centro delle istituzioni, con la relativa riduzione dei flussi economici, la proliferazione dei centri commerciali, la pesante situazione economica che non facilita i consumi – dice l’Uppi – e le scelte amministrative del Comune di Treviso che stanno rendendo sempre più problematico l’accesso all’interno delle mura cittadine».