Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
«Sofiane plagia i bambini e può agevolare i terroristi»
Nell’ordine di espulsione, Alfano definisce l’imam di Schio «una minaccia per la sicurezza dello Stato»
L’ imam metteva in atto «incisive forme di plagio» nei confronti dei bimbi e rappresentava un «pericolo per la sicurezza». È scritto nell’ordine di espulsione firmato da Alfano.
SCHIO (VICENZA) L’imam Sofiane Mezerreg non si limitava a impartire delle «direttive morali» ai bambini, come quella che la musica è haram e, come tale, è proibito ascoltarla. Stando a quanto riporta l’ordine di espulsione eseguito mercoledì sera dalla polizia di frontiera di Civitavecchia, il predicatore salafita si sarebbe spinto fino a influenzare le menti dei piccoli studenti vicentini, costringendoli così a seguire i rigidi dettami di Allah.
Nel provvedimento, il ministro dell’Interno Angelino Alfano definisce infatti «incisive forme di plagio» quelle che Mezerreg «esercitava nei confronti di minori di fede islamica inducendoli ad assumere comportamenti palesemente ostili alla cultura occidentale e manifestare il desiderio di imbracciare le armi per combattere, una volta diventati grandi». Una capacità di incidere sulla volontà dei bambini favorita dal fatto che, ad appena due anni dal suo arrivo a Schio, era stato in grado di diventare «un carismatico punto di riferimento per la comunità islamica».
Mezerreg il mese prossimo festeggerà il trentaseiesimo compleanno nel suo paese d’origine, l’Algeria. Con lui ci saranno i tre figlioletti e la moglie, che mercoledì era arrivata alla frontiera indossando il burqa, il tradizionale velo che lascia scoperti soltanto gli occhi, al punto che per identificarla si erano resi necessari il suo trasferimento in una stanza isolata e l’intervento di una donna-poliziotto, visto che secondo il marito non poteva mostrarsi ad altri uomini. È lì, di fronte ai familiari con i quali stava tornando dalle vacanze, che l’imam ha saputo di essere stato espulso.
L’indagine della Digos di Vicenza, coordinata dal vice questore aggiunto Nevio Di Vincenzo, era scattata dopo che il 21 gennaio alcuni studenti musulmani di una quinta elementare di Schio si erano rifiutati di partecipare alla lezione di musica, tappandosi le orecchie per non sentire i suoni. «È peccato», hanno spiegato alle maestre. E in seguito, nella stessa scuola, alcuni dei piccoli immigrati avrebbero minacciato i coetanei con frasi agghiaccianti: «Quando sarò grande mi farò esplodere con una bomba». Oppure: «Useremo le armi contro voi italiani».
Gli investigatori sono risaliti in breve tempo all’imam Mezerreg, in Italia dal 2002 e trasferitosi nell’Alto Vicentino nel 2013 proprio per assumere l’incarico di guida spirituale del centro islamico. Sarebbe stato lui a insegnare ai bambini e alle loro famiglie che la musica è cosa proibita. Da qui l’ordine di cacciarlo impartito da Alfano.
Oltre a sostenere che l’imam plagiasse gli studenti musulmani affinché obbedissero ciecamente alle sue imposizioni, il ministro scrive che «l’algerino mantiene strette relazioni con esponenti di orientamento apertamente radicale nonché associazioni impegnate nella promozione dei princìpi originari dell’Islam e la diffusione dell’ideologia salafita (...) Non intrattiene rapporti con cittadini italiani se non con quelli convertiti all’Islam e rifugge qualsiasi forma di integrazione con la società ospitante nonché con le altre comunità musulmane presenti nel territorio». Inoltre nel provvedimento si sottolinea il fatto che, nonostante Mezerreg «sia titolare di un permesso per soggiornanti di lungo periodo rilasciato dalla questura di Vicenza il 10 gennaio 2014, non risulta affatto inserito nel contesto sociale di riferimento».
La polizia invita alla cautela e a evitare inutili contrapposizioni religiose e culturali (il questore di Vicenza, Gaetano Giampietro, parla di un provvedimento «di carattere preventivo, per anticipare eventuali problemi»), ma l’ordine di espulsione mette pesantemente sotto accusa l’imam arrivando a sostenere che la sua sola presenza in Italia rappresenta «una minaccia per la sicurezza dello Stato» e potrebbe «agevolare in vario modo organizzazioni e attività terroristiche anche internazionali».
Da qui la decisione del ministro: Mezerreg va «espulso dal territorio dello Stato e accompagnato alla frontiera a mezzo della forza pubblica con l’avvertenza che non può rientrare in Italia senza una speciale autorizzazione del ministero dell’Interno». Bandito dal nostro Paese «per un periodo di dieci anni in considerazione del particolare profilo di pericolosità sociale evidenziato dallo straniero». Se dovesse rimettere piede in Italia prima del 2025 si ricorda nel documento che gli è stato consegnato - rischia fino a quattro anni di reclusione.
Ieri, il questore è tornato sull’episodio ricordando che si tratta del primo caso del genere. Ma sono proprio i bambini ha spiegato - a correre i rischi maggiori: «Gli immigrati di prima generazione - dice Giampietro - sono riconoscenti nei confronti del Paese che li ha fatti uscire dalla povertà e dalla fame. II problema si pone con le seconde e terze generazioni le quali, se non favoriamo la loro integrazione, possono lasciarsi affascinare dalle ideologie integraliste».