Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
I profughi votano: «Lavoriamo gratis»
Vittorio Veneto, 115 migranti all’unanimità: «A disposizione per ripagare l’ospitalità»
VITTORIO VENETO (TREVISO) Hanno votato sì all’unanimità, i 115 profughi del Ceis di Vittorio Veneto: «Lavoreremo gratis per ricambiare l’ospitalità», hanno dichiarato, pronti a mettersi a disposizione dei Comuni che ne faranno richiesta. Puliranno parchi, strade, eseguiranno piccole manutenzioni. Ma molti di loro dovranno affrontare un’altra emergenza: mano a mano che otterranno lo status di rifugiato, dovranno lasciare le strutture di accoglienza, restando senza un tetto.
VITTORIO VENETO «Vogliamo fare qualcosa per la comunità. Vogliamo ricambiare chi ci ospita». Lamine, 32enne della Guinea, non ha dubbi. Ha già sperimentato la cura del verde al parco Fenderl. E vorrebbe continuare, svolgere altri lavori, stavolta assieme ai compagni di sventura che vivono con lui.
Oltre cento giovani (115 per l’esattezza), di 14 nazionalità diverse, impossibilitati a guadagnarsi una paga, perché bloccati nel limbo di chi attende il diritto d’asilo. Hanno ascoltato attentamente ed hanno firmato tutti, senza esitare, un documento vero e proprio, il Patto per il Volontariato. Un esercito di migranti è pronto a svolgere lavori socialmente utili a disposizione di comuni e associazioni. Sono i profughi del Ceis di Vittorio Veneto, che Cgil e Cisl hanno riunito in una assemblea per spiegare loro la convenzione firmata in estate con l’amministrazione cittadina ed il protocollo provinciale siglato a fine settembre in Prefettura a Treviso.
Alla fine, la domanda: «Chi si rende disponibile?». Adesione totale, con un obiettivo: fare in modo che l’attività al parco Fenderl (otto di loro già impegnati in questi mesi) non rimanga attività estemporanea. I 115 richiedenti asilo potrebbero a breve cimentarsi in tinteggiature, pulizia strade, allestimenti sagre, o lavori stradali, in modo permanente. «Ora chiediamo al sindaco una lista di attività che non si riescono a realizzare per assenza di risorse e di uomini. I ragazzi del Ceis sono a disposizione» spiega Loris Dottor, segretario cittadino della Cgil. Si attendono risposte anche da altre amministrazioni della Marca, chiunque ne abbia bisogno. Le associazioni di volontariato garantiranno assistenza e formazione in queste future attività. «Si tratta di lavoro non retribuito e assicurato in caso di infortunio, come sta scritto nelle convenzioni – sottolinea Rudy Roffarè (Cisl Treviso-Belluno) Così i migranti migliorano la conoscenza della lingua e imparano un mestiere. Sarà fondamentale nel momento in cui verranno buttati allo sbaraglio».
Già, perché questo è ciò che si profila all’orizzonte per molti di loro, una «bolla che sta per esplodere», secondo Nicola Atalmi della Cgil Treviso. Centinaia di profughi in Veneto e nella Marca dovranno lasciare le strutture di accoglienza a breve per legge: non solo chi non ha ottenuto il diritto d’asilo perdendo anche il ricorso, ma anche – e sta qui il paradosso – chi ha ricevuto il sì dalle commissioni e dai tribunali. «Al migrante viene riconosciuto lo status di rifugiato e poi gli si dice: cercati una casa ed un lavoro, arrivederci – spiega Atalmi - Dove andrà? I fortunati troveranno ospitalità da privati sperando di trovare un’occupazione. Ma gli altri? Se non cambia la normativa ingrosseranno le file di un nuovo esercito di disperati». Che vagherà alla ricerca di un tetto.