Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Zaia a Renzi: «Venezia va aiutata»
Il premier, oggi in laguna, sta lavorando a un piano. Il governatore: sì a leggi ad hoc e a quote sulle presenze
VENEZIA Matteo Renzi, assicurano i fedelissimi del Pd veneto, sta preparando un piano per «salvare Venezia. Il governatore Luca Zaia, al premier che sarà oggi in laguna, dice: «Venezia va aiutata, sì a leggi ad hoc». E aggiunge: «Favorevole a quote per i turisti».
VENEZIA Dal bacaro tour a Gardaland, dalla biciclettata sui colli del Prosecco alla pesca nel Delta del Po. I 120 buyer arrivati ieri al Molino Stucky di Venezia da tutto il mondo per «Buy Veneto», la borsa del turismo della nostra Regione, nel corso di oltre 3 mila incontri in stile speed date sono stati letteralmente sommersi di idee, iniziative, proposte, insolite e curiose, da inserire nei loro cataloghi 2016. L’evento costa caro a Palazzo Balbi (750 mila euro) ma, assicura il governatore Luca Zaia, «il ritorno è garantito e oggi i nostri operatori non potrebbero più farne a meno: c’è gente che qui fa il fatturato di un anno intero». I numeri messi in fila dall’assessore al Turismo Federico Caner sembrano dargli ragione, confermando l’importanza dell’appuntamento local di promozione e commercializzazione da affiancare agli eventi di portata mondiale come la Bit di Milano o la Fiera del turismo di Berlino.
Le stime messe a punto dalla Sezione sistema statistico della Regione sui primi otto mesi di quest’anno, basate sui dati degli alberghi e dei campeggi che catalizzano da soli l’84% degli arrivi, segnano una sfilza di «più» da far sorridere anche i meno ottimisti. Li abbiamo riassunti in dettaglio nella tabella in basso ma spiccano i riferimenti totali agli arrivi (più 5,6%) e alle presenze (più 2,4%, per i non addetti ai lavori sono le notti trascorse qui), con performance sopra la media per la montagna (più 10% gli arrivi, dopo il tracollo del 2014) e il lago di Garda (più 8,5%). Cresce il numero dei visitatori stranieri (sono i due terzi del totale, con le conferme di Germania, Austria, Svizzera, Regno Unito ed un calo della Russia, a causa dell’embargo; mediamente spendono ogni giorno 103 euro a testa) ma pure di quelli italiani, dalle Dolomiti al Garda, dalle spiagge alle terme, e questa è la vera novità. Il motivo? Per qualcuno è «merito» della crisi, che costringe a non allontanarsi troppo da casa, per qualcun altro del terrore internazionale, che ha depennato mete come il mar Rosso, la Tunisia o il Marocco, ma il presidente di Confturismo, Marco Michielli, pensa positivo: «La clientela che ha problemi economici non cambia meta, preferendo il fuori porta, semplicemente non parte; quella che ha rinunciato al Nordafrica è stata intercettata per lo più dalla Sicilia, dalla Puglia e dalla Sardegna. No, direi che il ritorno degli italiani è il segno che finalmente ci siamo lasciati alle spalle la grande crisi». E questo nonostante due distinguo. Uno: «Attendiamo i dati ufficiali e guardiamo ai fatturati più che alle presenze: l’impressione è che quelli restino fermi». Due: «Il raffronto è fatto sull’anno scorso che, specie in montagna, fu disastroso». L’analisi è complessa, come le ragioni della ripresa: c’entrano pure il calendario (la Pentecoste, importante per il mercato tedesco, quest’anno è caduta a maggio, allungando la stagione), il meteo, l’Expo a Milano.
Con Caner e Zaia (che ha esaltato le potenzialità del web e sottolineato le difficoltà di promuovere un’offerta vasta come quella veneta, col rischio di disperdere le energie, anche finanziarie), ieri al Molino Stucky c’era anche Eduardo Santander, direttore esecutivo della Commissione europea per il turismo (l’ente non governativo che promuove l’Europa negli altri continenti), che ha evidenziato alcune criticità: «Venezia è una città unica - ha detto - ma la sua capacità di assorbimento dei turisti è limitata e il suo patrimonio è in pericolo. Servono politiche di sostenibilità economica, sociale e ambientale. I flussi vanno redistribuiti su tutto il territorio regionale, diversificando l’offerta ma anche realizzando le infrastrutture necessarie per spostarsi». La fragilità di Venezia è stata affrontata anche da Zaia, che accoglie così il premier Renzi oggi in città: «È giusto che siano accertate le responsabilità all’origine del buco che si è venuto a creare nei conti e che chi ha sbagliato sia chiamato a pagare ma non dimentichiamo che Venezia ha delle specialità e delle fragilità uniche al mondo e dunque non trovo scandaloso pensare a delle leggi ad hoc. Renzi cominci col restituirci una parte dei 21 miliardi che ogni anno lasciamo a Roma, con quei soldi potremmo salvare Venezia anche da soli». Il governatore si dice favorevole al contingentamento delle presenze («Si può fare attraverso le prenotazioni») ma dice no «a una città per soli ricchi», ricordando che «Bill Gates venne qui la prima volta in sacco a pelo». Il caffè a 8 euro in piazza San Marco, però, non è uno scandalo: «È una polemica stucchevole, i baristi fanno bene perché San Marco è un posto unico al mondo, con spese pazzesche». Infine le Grandi Navi: «La posizione della Regione è chiarissima: che sia il canale Contorta, il canale Petroli o il canale “Brugnaro”, le navi devono restare a Venezia, pur fuori dal bacino di San Marco. In laguna non circolano forse le superpetroliere? I ministeri dell’Ambiente, dei Beni culturali e dei Trasporti la smettano di litigare - chiude Zaia - parlino con il Comune e decidano una volta per tutte».
Zaia (governatore) D’accordo il Mose, ma Venezia resta fragile e non trovo scandaloso una legge ad hoc. Se il governo ci restituisce i 21 miliardi, la aiutiamo noi Michielli (Confturismo) Dati positivi, il ritorno degli italiani è segnale di uscita dalla crisi. Ma vorrei capire se crescono anche i fatturati insieme alla presenze....