Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

SE A SCUOLA IL BOCCIATO È IL PROF

- Di Gabriella Imperatori

Vi ricordate quando, a quattordic­i anni, avete varcato la soglia di una scuola superiore? Con quante emozioni, timori mascherati, speranze? Poi non sempre le speranze si sono realizzate: anche una volta, 20, 30 o 40 anni fa, vi siete imbattuti in qualche insegnante nevrotico, troppo severo, che dava votacci anche in condotta per piccole mancanze. Che «andava a simpatie», dunque era ingiusto o sembrava tale. Personalme­nte, mi ricordo di un insegnante che schierava davanti a sé, sui banchi della prima fila, «le faccette più simpatiche», ignorando le altre. Di una che odiava le ragazze, specie se carine. Di un’altra che umiliava con giudizi perfidi i compiti riusciti male. Nessuno osava protestare, né studenti né genitori. I quali solo in casi estremi ritiravano da scuola i figli. Per meno, comunque, di quanto è successo al liceo Marchesi di Padova, dove, come è stato scritto, una prof s’è permessa di chiamare «cagna» un’alunna impreparat­a. Oggi però gli studenti, tecnologic­amente spesso più avanzati degli insegnanti, sanno come realizzare foto, audio, video e metterli in rete, facendo finire l’insegnante colpevole a processo. Per ora questi processi sono mediatici, con schieramen­ti pro o contro gli insegnanti che perdono autorevole­zza per incapacità di contenersi. Forse si tratta di eccezioni, perché il rapporto con gli studenti è di solito improntato a reciproco rispetto, perfino a stima e affetto. Certo però oggi insegnare è più difficile. Gli studenti talvolta possono sembrare degli alieni, e non solo per i piercing, i ciuffi viola e le chiome rasta, che una volta avrebbero procurato un infarto al professore.

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