Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Nuove accuse contro Orsoni «Tutte bugie»
Mose, le nuove accuse di Savioli: finanziato con il nero dei cassoni
T re carte nuove contro Giorgio Orsoni. Oltre all’interrogatorio di Giovanni Mazzacurati, i pm di Venezia hanno contestato all’ex sindaco, arrestato nell’inchiesta Mose per finanziamento illecito, le dichiarazioni di Federico Sutto, Stefano Tomarelli e Pio Savioli. La replica: «Sono tutte bugie».
VENEZIA Il primo a rivelarlo era stato Giovanni Mazzacurati nel memoriale del 25 luglio 2013: «Gli ho portato a casa sua, personalmente, 400-500mila euro». Poi lo stesso ex presidente del Consorzio Venezia Nuova, sentito dai pm, aveva confermato di aver finanziato la campagna elettorale di Giorgio Orsoni sia con fondi neri, che anche con finanziamenti «in bianco» da parte di tre società (per complessivi 110 mila euro), illeciti perché di fatto nascondevano il pool di imprese e nascevano dalle false fatture. Dichiarazioni che avevano portato all’arresto del sindaco di Venezia il 4 giugno 2014. Ora però, in vista dal processo che si apre con l’udienza preliminare del 22 ottobre di fronte al gup Andrea Comez, nei confronti di Orsoni – uno dei 12 imputati rimasti nell’inchiesta Mose – la procura è pronta a giocare altre tre carte.
Carte che si trovano nei 72 faldoni di atti del processo. Dichiarazioni di tre personaggi di spicco, le cui pennellate contribuiscono, secondo la procura, a dipingere le accuse nei confronti di Orsoni. Di Federico Sutto già si sapeva. Il «postino» dei soldi di Mazzacurati, il teste chiave per la procura, il 23 ottobre di un anno fa, ha reso un lungo interrogatorio, raccontando per filo e per segno i contatti con l’allora candidato sindaco in pectore a Natale del 2009, le telefonate con lui, gli appuntamenti presi in studio, i viaggi con le buste di denaro, gli incontri e i convenevoli («ringrazi l’ingegnere», la risposta), le cifre e ogni minimo dettaglio. Così gli avrebbe consegnato due buste da 100 mila euro l’una e altri 50 mila in una terza occasione: «Poco prima della fine della campagna elettorale l’ingegner Mazzacurati mi ha chiamato e mi ha detto che il professor Orsoni aveva avuto delle... incombenze, delle emergenze, delle necessità», ha raccontato Sutto. Ma ora spuntano anche le accuse di Pio Savioli, consulente del Coveco, che in un interrogatorio del 14 luglio 2014 ha spiegato come per ognuno degli 8 cassoni della bocca di porto di Chioggia ci fosse una retrocessione di 240 mila euro in nero. In tutto, ben 280 mila euro finirono in parte nelle tasche dello stesso Savioli, in parte ai politici, e proprio qui spunta Orsoni. «Ottantamila euro furono destinati alle elezioni comunali del 2010, consegnati a Marchese Giampietro», racconta Savioli, che poi aggiunge: «Un giorno Marchese mi chiese altri 150 mila euro da consegnare, lui mi riferì a Giorgio Orsoni». A quel punto il consulente delle coop rosse si attiva: «Interessai della richiesta direttamente Mazzacurati - racconta - il quale per tutta risposta prima mi riferì di avergliene già dati lui stesso in contanti, successivamente mi incaricò di consegnarglieli aumentando addirittura l’importo da 150 a 200 mila euro». Che però, nel racconto di Savioli, combaciano in parte con quelli delle tre aziende. Stefano Tomarelli, manager di Condotte, ha invece raccontato ai pm che quando ci fu lo scontro tra Orsoni e Mazzacurati sull’Arsenale, quest’ultimo definì il sindaco «un ingrato, che lui l’aveva aiutato a farlo eleggere sindaco, dandogli i soldi».
Dal verbale dell’interrogatorio di Orsoni del 19 dicembre tutte queste tre nuove fonti di prova gli vengono messe davanti. «Che cosa mi dice di Sutto?», gli chiede il pm. «Che ha una bella fantasia!», sbotta Orsoni, che replica anche alla sottolineatura che il racconto dell’ex segretario di Mazzacurati è preciso: «Sa, se uno vuole rafforzare arricchisce di particolari». E Savioli? «Bugie allo stato puro». Quanto a Tomarelli, «fa parte del quadro generale di Mazzacurati, che è andato a dire una marea di bugie ».