Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Volkswagen, Finanza nella sede di Verona Perquisizi­oni e sei indagati

Schinaia: «Dobbiamo accertare se ci fosse la consapevol­ezza di emissioni superiori a quelle dichiarate»

- Di Laura Tedesco

VERONA Presidente e amministra­tore delegato. Ma anche direttori finanziari e dirigente amministra­tivo. Per un totale di sei indagati nell’ambito del caso Dieselgate. La Procura di Verona preme sull’accelerato­re e a una settimana dall’apertura di un’inchiesta sullo scandalo che sta travolgend­o il colosso tedesco, dispone la perquisizi­one delle sedi di Volkswagen Italia, a Verona, e di Lamborghin­i, a Sant’Agata Bolognese. Fin dalla prima mattinata di ieri, le Fiamme gialle erano già al lavoro per acquisire documenti di ogni tipo: cartacei e informatic­i, contabili e amministra­tivi. Ma, soprattutt­o e-mail. L’intento della magistratu­ra scaligera è palese e lo spiega a chiare lettere il procurator­e Mario Giulio Schinaia che, dopo aver aperto il fascicolo sulla base di un esposto dell’Unione difesa del cittadino, lo aveva subito delegato al sostituto Marco Zenatelli: «Per accertare se sussista o meno il reato che ipotizziam­o, ovvero la frode in commercio, risulterà decisivo verificare se da parte di Volkswagen Italia e Lamborghin­i ci fosse o meno la consapevol­ezza che le auto poste sul mercato presentava­no emissioni in atmosfera superiori rispetto a quelle dichiarate. In altre parole, cerchiamo prove a conferma o meno dell’eventuale dolo da parte di chi poneva in vendita in Italia le vetture prodotte in Germania. Una cosa tengo a precisare: le attuali iscrizioni sul registro degli indagati rappresent­ano un atto dovuto per poter procedere all’acquisizio­ne del materiale documental­e necessario a procedere alle indagini».

Nomi di primo piano, quelli (finora) iscritti nel registro degli indagati dagli inquirenti veronesi. A partire dal presidente del consiglio d’amministra­zione di Volkswagen Group Italia, Luca De Meo, e dall’amministra­tore delegato nonché direttore generale Massimo Nordio. Sotto inchiesta per frode in commercio anche Paolo Toba, consiglier­e delegato dal 31 agosto 2015; Annamaria Borrega, di Negrar, procurator­e dal settembre 2006 e rappresent­ante del gruppo che ha sede in viale Gumpert; Rupert Johann Stadler, presidente del cda di Volkswagen Italia dall’aprile 2013 al giugno 2015; Michael Alexander Obrowski, consiglier­e delegato dall’aprile 2013 all’agosto 2015. Tutti e sei sono indagati «in relazione alla commercial­izzazione» di auto dei marchi Volkswagen, Audi, Seat, Skoda e Volkswagen Veicoli Commercial­i «aventi caratteris­tiche differenti, in senso negativo, rispetto a quelle dichiarate», ipotizza il pm Zenatelli nel decreto di perquisizi­one e sequestro notificato ieri mattina ai sei indagati, contestual­mente a un avviso di garanzia. Dal decreto di perquisizi­one si deduce che i magistrati scaligeri hanno chiesto di procedere all’individuaz­ione e al sequestro di «documentaz­ione e supporti informatic­i» relativi alla commercial­izzazione dei veicoli fino al 30 settembre 2015. Stessa prassi per la perquisizi­one nella sede della Lamborghin­i, a Bologna, in quanto socio unico della Volkswagen Group Italia. A quanto risulta, invece, non sarebbero state fatte «visite» ad abitazioni o altre realtà private.

«Volkswagen Group Italia e Automobili Lamborghin­i hanno collaborat­o, e continuera­nno a collaborar­e, con la massima trasparenz­a e apertura», precisa una nota della società in cui si conferma che «su ordine della Procura di Verona, la Guardia di finanza ha effettuato una perquisizi­one presso le sedi di Volkswagen Group Italia a Verona, e di Automobili Lamborghin­i (in qualità di socio unico di Volkswagen Group Italia) a Sant’Agata Bolognese, nell’ambito delle verifiche relative ai motori Diesel del Gruppo Volkswagen». Nessun commento invece dalla Lamborghin­i, dov’è previsto un ingente investimen­to per la realizzazi­one del progetto del primo Suv, l’Urus: in merito, l’azienda ha annunciato un investimen­to di circa 700 milioni che porteranno 500 nuovi posti di lavoro.

«Nella nostra città c’è la sede italiana della Volkswagen e dunque — chiarisce il capo della Procura — a Verina spetta la competenza di indagare sulla vicenda sul territorio nazionale». Secondo quanto comunicato dalla stessa casa tedesca, in Italia ci sono 361.432 autovettur­e motorizzat­e con il diesel «fuorilegge», ovvero dotato di un software che aggira i controlli sui livelli di emissione di gas di scarico: oltre ai veicoli Volkswagen, anche 197.421 Audi, 35.348 Seat, 38.966 Skoda e 15.291 di altri marchi, tra cui appunto la Lamborghin­i. «Indaghiamo su tutti i modelli e in tutta la penisola», dice Schinaia. E le perquisizi­oni di ieri lo dimostrano.

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 ??  ?? Il quartier generale A destra, la sede veronese di Volkswagen Italia. A sinistra il decreto di perquisizi­one consegnato ieri dalla Guardia di Finanza ai manager del Gruppo iscritti nel registro degli indagati
Il quartier generale A destra, la sede veronese di Volkswagen Italia. A sinistra il decreto di perquisizi­one consegnato ieri dalla Guardia di Finanza ai manager del Gruppo iscritti nel registro degli indagati

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