Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Riabilitazione negli hotel termali, il piano riparte
Progetto pilota in Italia. Ma il primo albergo medicale del Veneto non ha la convenzione
PADOVA Sarebbe dovuto partire alla fine del 2013, ma poi altre priorità hanno avuto la meglio e così la Regione ha ripreso in mano da un mese il progetto pilota in Italia che prevede di portare la riabilitazione negli hotel termali convenzionati. Funziona così: una commissione di esperti nominata da Palazzo Balbi selezionerà inizialmente quattro alberghi di Abano e Montegrotto dotati di determinati requisiti (personale, standard di assistenza e dotazione tecnologica di alto livello) per il recupero di due gruppi di 80/100 utenti ciascuno: i malati di Parkinson e persone sottoposte a protesi d’anca. Se la sperimentazione andrà bene sarà estesa a Emilia e Toscana (che insieme al Veneto e a Federterme finanziano l’operazione con 200mila euro) e allargata alla riabilitazione cardiologica, ortopedica, respiratoria e neurologica. Insomma, pagando il ticket come avverrebbe in ospedale o in un ambulatorio convenzionato, il paziente potrà non solo riprendersi in un ambiente più rilassante ma anche usufruire dei benefici dell’acqua termale, che il progetto monitorerà proprio alla scopo di capire se possa essere un valore aggiunto.
«Avevamo iniziato a lavorarci, ma poi siamo stati assorbiti dai tagli del governo e problemi conseguenti — spiega Luca Coletto, assessore alla Sanità — in mezzo ci sono state anche le elezioni regionali. Ora però la sperimentazione è tornata allo studio, con l’obiettivo di trovare più posti per la riabilitazione e migliorare l’assistenza». Intanto però in Veneto era già nato il primo albergo termale medicale, l’«Ermitage Bel Air» di Teolo, che nel 2009 accanto all’area termale ha aperto un centro di fisioterapia, forte di una propria direzione sanitaria e di un’équipe composta da fisiatra, chirurgo ortopedico, reumatologo, nutrizionista e naturalmente fisioterapisti. Vengono seguite persone reduci da interventi chirurgici, per esempio per la sistemazione di protesi d’anca o ginocchio oppure per ricomporre fratture del femore, anziani, bambini colpiti soprattutto da problematiche neuromuscolari o disabilità. «Abbiamo voluto coniugare l’esigenza di un pieno recupero con il bisogno di una vacanza in un ambiente non ghettizzante, perché aperto anche a chi sceglie il wellness o le cure termali — spiega il proprietario, Marco Maggia —. L’hotel dispone di 140 stanze, 15 delle quali idonee ad ospitare clienti disabili, e una dedicata all’accoglienza gratuita di bambini a noi inviati dall’Hospice pediatrico dell’ospedale di Padova, con cui collaboriamo, e per i genitori. Rimangono il tempo richiesto dalle cure, ora il range è compreso fra 3 giorni e 3 settimane».
Gli adulti pagano (1200 euro per una settimana di riabilitazione e alloggio in pensione completa), perché l’«Ermitage» non è ancora riuscito a ottenere l’accreditamento con il Sistema sanitario regionale. «Lo chiediamo dal 2006, invano —spiega Maggia — prima ci sono voluti tre anni e una sentenza del Tar per convincere l’Usl a verificare i nostri standard. Poi, quando nel 2011 l’Agenzia regionale sociosanitaria ci ha giudicati idonei all’accreditamento con un punteggio di 97 su 100, è arrivato un altro ostacolo. Nel 2012 e nel 2015, pur riconoscendoci i requisiti per ottenere la convenzione la Regione ce l’ha negata perché “non coerente con i bisogni locali”. Cioè: di centri accreditati ce ne sono già troppi, sempre quelli». «E’ vero, sono sempre gli stessi — ammette Coletto — ma abbiamo appena ritoccato al rialzo i parametri per agevolare nuovi ingressi. Vorremmo inoltre attirare più pazienti dall’estero e ciò dovrebbe accrescere il numero dei convenzionati, che può sbloccarsi solo se si presenta un aumento della domanda».
Coletto E’ una sperimentazione, ci stiamo lavorando. L’accreditamento? Cercheremo di allargarlo