Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
«I venetisti sono terroristi» La procura di Brescia chiude l’inchiesta sul nuovo Tanko
VENEZIA Avrebbero «promosso, costituito, organizzato e finanziato un’associazione denominata “L’Alleanza” con il proposito del compimento di atti di violenza diretti a costringere i legittimi poteri pubblici ad acconsentire all’indipendenza del Veneto e di altre regioni».
È la tesi della procura di Brescia, che mercoledì ha chiuso la maxi-indagine sui venetisti che nell’aprile dello scorso anno portò all’arresto di 24 persone, tra le quali Franco Rocchetta (già sottosegretario agli esteri nel primo governo Berlusconi) considerato l’ideologo del gruppo, il leader dei Forconi Lucio Chiavegato e il «Serenissimo» Luigi Faccia.
Il pubblico ministero Leonardo Testi ha notificato l’avviso di conclusione delle indagini e si prepara a chiedere il rinvio a giudizio per cinquanta persone accusate di terrorismo. E questo nonostante sia il Riesame che la Cassazione, rimettendo in libertà i detenuti pochi giorni dopo il loro arresto, avessero stroncato l’ipotesi che i venetisti potessero essere considerati dei veri terroristi in grado di minare l’unità dello Stato: «Sussistono gravi perplessità - scriveva il giudice del Riesame - sulla effettiva capacità di occupare piazza San Marco, conseguire la disponibilità di armi leggere, ottenere l’appoggio di una nutrita folla, suscitare il seguito di massa in altre piazze italiane».
La procura bresciana però continua a pensarla diversamente e contesta a diciotto indagati di aver organizzato L’Alleanza, e agli altri 32 la complicità negli stessi fini, ovvero «il proposito di compimento di atti di violenza quali l’occupazione militare di piazza San Marco a Venezia». Un assalto per realizzare il quale si sarebbero serviti del «Nuovo Tanko», un trattore dotato di capannone assemblato a Casale di Scodosia (Padova), per la costruzione del quale è ancora aperta un’inchiesta in procura a Rovigo.
Ora i cinquanta indagati rischiano il processo ma avranno quaranta giorni di tempo per presentare delle memorie difensive.
«Non ce l’aspettavamo» ammette l’avvocato Luca Pavanetto, che difende sedici indagati, tra i quali Lucio Chiavegato. «La Cassazione era stata chiara nel demolire l’accusa di terrorismo ma la procura vuole andare avanti. Ne prendiamo atto: siamo sicuri di dimostrare che non c’era alcuna associazione eversiva».