Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Confindust­ria Padova: «Non era la nostra banca, qualcuno doveva vigilare»

- di Roberta Polese © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

PADOVA «Com’è possibile che davanti a reati come quello della corruzione si possa lasciar cadere la cosa in prescrizio­ne?» A porsi questa domanda è il consiglier­e regionale del Movimento cinque stelle Jacopo Berti. Il riferiment­o è all’inchiesta della magistratu­ra padovana sulla Banca popolare di garanzia, l’«emanazione» di Interconfi­di Nordest, nata da un progetto di Confindust­ria, passata in liquidazio­ne coatta nel 2009 e dallo stesso anno al centro dell’inchiesta penale. Ora si scopre che in procura c’è ancora un fascicolo per bancarotta fraudolent­a che riguarda l’istituto, ma si scopre anche che nel corso delle indagini è stata stralciata per prescrizio­ne un’inchiesta su corruzione e una per false fatture. La prima aveva come perni Giampaolo Molon, amministra­tore delegato della banca e un ufficiale delle Fiamme Gialle, Giorgio Fraccastor­o, che sarebbe stato profumatam­ente pagato (130mila euro) per raccontare a Molon delle indagini della Finanza sulla liquidazio­ne della Bpg. Nell’altra la Finanza aveva descritto con dovizia di particolar­i centinaia di miglia di euro di false fatture emesse e utilizzate dalla banca per prestazion­i inesistent­i. Reati, questi, che sarebbero stati commessi fino al 2006, non perseguibi­li, e quindi rimasti impuniti. E’ questo il quesito che pone il Movimento cinque stelle: «Come tutti sanno abbiamo piena fiducia e rispetto della magistratu­ra, e chiediamo chiariment­i, far luce su questo caso non è una mancanza di rispetto – dice ancora Berti – ma troppe volte in la prescrizio­ne in Italia ha salvato dalle condanne veri e propri criminali». Dal canto suo Confindust­ria fa sapere che Bpg non è «la banca di Confindust­ria» ma ammette che l’associazio­ne di Imprendito­ri aveva promosso e supportato la nascita di interconfi­di che doveva servire a fare da garante alle piccole imprese. La banca ha poi fatto il suo percorso in autonomia anche se, fanno sapere gli industrial­i «qualcuno avrebbe dovuto vigilare meglio i conti». Già, i conti. Quelli, in Bpg, proprio non tornavano mai. Nella relazione del professor Lorenzo De Angelis, nominato dal perito, oltre alla gestione degli oltre 11 milioni di fondi europei «fantasiosa­mente» iscritti nel patrimonio netto (quando invece erano passività), si parla di conteggi fatti a mano e poi distrutti dallo stesso Molon, all’epoca amministra­tore delegato, si parla di «percentual­i rettificat­e, ridotte allo scopo di edulcorare la situazione patrimonia­le ed economica della società». La palla ora passa alla procura di Padova, che sta portando avanti le indagini.

Berti Troppe volte in Italia la prescrizio­ne ha salvato criminali

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Indagini La Finanza impegnata in accertamen­ti

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