Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Confindustria Padova: «Non era la nostra banca, qualcuno doveva vigilare»
PADOVA «Com’è possibile che davanti a reati come quello della corruzione si possa lasciar cadere la cosa in prescrizione?» A porsi questa domanda è il consigliere regionale del Movimento cinque stelle Jacopo Berti. Il riferimento è all’inchiesta della magistratura padovana sulla Banca popolare di garanzia, l’«emanazione» di Interconfidi Nordest, nata da un progetto di Confindustria, passata in liquidazione coatta nel 2009 e dallo stesso anno al centro dell’inchiesta penale. Ora si scopre che in procura c’è ancora un fascicolo per bancarotta fraudolenta che riguarda l’istituto, ma si scopre anche che nel corso delle indagini è stata stralciata per prescrizione un’inchiesta su corruzione e una per false fatture. La prima aveva come perni Giampaolo Molon, amministratore delegato della banca e un ufficiale delle Fiamme Gialle, Giorgio Fraccastoro, che sarebbe stato profumatamente pagato (130mila euro) per raccontare a Molon delle indagini della Finanza sulla liquidazione della Bpg. Nell’altra la Finanza aveva descritto con dovizia di particolari centinaia di miglia di euro di false fatture emesse e utilizzate dalla banca per prestazioni inesistenti. Reati, questi, che sarebbero stati commessi fino al 2006, non perseguibili, e quindi rimasti impuniti. E’ questo il quesito che pone il Movimento cinque stelle: «Come tutti sanno abbiamo piena fiducia e rispetto della magistratura, e chiediamo chiarimenti, far luce su questo caso non è una mancanza di rispetto – dice ancora Berti – ma troppe volte in la prescrizione in Italia ha salvato dalle condanne veri e propri criminali». Dal canto suo Confindustria fa sapere che Bpg non è «la banca di Confindustria» ma ammette che l’associazione di Imprenditori aveva promosso e supportato la nascita di interconfidi che doveva servire a fare da garante alle piccole imprese. La banca ha poi fatto il suo percorso in autonomia anche se, fanno sapere gli industriali «qualcuno avrebbe dovuto vigilare meglio i conti». Già, i conti. Quelli, in Bpg, proprio non tornavano mai. Nella relazione del professor Lorenzo De Angelis, nominato dal perito, oltre alla gestione degli oltre 11 milioni di fondi europei «fantasiosamente» iscritti nel patrimonio netto (quando invece erano passività), si parla di conteggi fatti a mano e poi distrutti dallo stesso Molon, all’epoca amministratore delegato, si parla di «percentuali rettificate, ridotte allo scopo di edulcorare la situazione patrimoniale ed economica della società». La palla ora passa alla procura di Padova, che sta portando avanti le indagini.
Berti Troppe volte in Italia la prescrizione ha salvato criminali