Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Collura e il volto nascosto delle badanti
Il nuovo romanzo dello scrittore siciliano: «Racconto storie senza infingimenti»
L a Badante di Matteo Collura è un romanzo che fa chiarezza sulle ferite dell’invecchiare sempre più lungo, a cui arriviamo impreparati, come ammettono gli stessi medici. Della vecchiaia le badanti sono la colonna portante in molte Regioni e in Veneto in particolare, dove l’assistenza agli anziani è considerata tra le migliori. Ma chi sono le badanti? Donne amorevoli e pie o crudeli ladre e ingannatrici? Tanto ne abbiamo bisogno, tanto le diffamiamo. Matteo Collura (La Badante, Longanesi, pag. 206, euro 17,60) sembra fare piazza pulita di colpo, con un romanzo feroce, intenso e coinvolgente. Abbiamo consegnato il periodo più difficile della vita a mani estranee. E’ morale o è il fallimento della società civile? O solo paura della morte? Matteo Collura lo fa per noi, scegliendo un protagonista eroico a modo suo, un anziano «irredimibile» che, come un gladiatore, combatte sino all’ultimo, usando tuti i mezzi. L’autore ha il coraggio di spingere il lettore sino all’indicibile, riferendosi alla sessualità dell’anziano. I suoi bisogni fisici, affettivi e non solo, tutto ciò che di solito non viene detto, per pudore.
«A noi anziani non è permesso di vivere al di fuori degli acciacchi», dice Italo Gorini, ex professore universitario. Un uomo attaccato alla vita, disincantato sino alla disperazione. Lei ha il coraggio di farci vedere tutto di lui. Anche ciò che è ripugnante.
«Questo è imposto dalla scrittura di un romanzo, la quale non si può concedere censure. Il protagonista del mio libro è un uomo in tutto e per tutto e, come tale, sa anche essere ripugnante».
Italo Gorini nelle sue riflessioni filosofiche sembra incarnare il ritratto dell’uomo del Novecento. Materialista e narcisista.
«Ogni essere umano è convinto di essere il sale della Terra. Non accetta di essere un replicante, parte di un pulviscolo che il mistero della vita tiene in piedi, almeno finché dura».
La badante del romanzo si chiama Paula Grigorescu ed è romena. Una figura che lei riscatta dall’immagine negativa in cui sovente la società emargina quelle come lei, non riconoscendo il valore morale del suo lavoro. Paula è la parte sana del suo racconto?
«Quando in famiglia entra una badante, comunque vada a finire, accade sempre qualcosa. Paula dimostra di non essere – come noi crediamo siano le badanti – una protesi del badato, ma un essere umano, con tutto ciò che questo comporta».
Le altre donne, tutte più che settantenni, sono attorniate da uomini egoisti. È un mondo maschilista, quello di Gorini.
«È il mondo così com’è, come io lo vedo da sempre. In un romanzo si può anche indorare la pillola, io non l’ho fatto. Ho presentato un vecchio come i vecchi credo siano».