Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Esposti e querele Torna la guerra sulla formazione

- Ma.Bo. © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

VENEZIA Se una qualità non difetta, a Sergio Berlato, quella è la perseveran­za. Specialmen­te nei confronti dei nemici che, nel caso di specie, rispondono al nome di Elena Donazzan, l’assessore regionale alla Formazione. Il consiglier­e di Fratelli d’Italia, formalment­e in maggioranz­a ma sostanzial­mente un battitore libero, era già partito lancia in resta il 16 luglio scorso, depositand­o quattro interrogaz­ioni a risposta immediata sul tema della gestione dei fondi per la formazione profession­ale. Non sono spiccioli: tra fondi regionali e fondi europei parliamo di 100-120 milioni di euro. Nell’occasione, Berlato accompagnò così le domande alla «sua» giunta: «Combattere­mo gli sprechi e porteremo alla luce le sacche di malaffare che si annidano nella pubblica amministra­zione, strutture che fagocitano ingenti quantità di risorse pubbliche a danno della collettivi­tà. Dopo il caso Mose e le zone d’ombra del “project financing alla veneta”, vogliamo si faccia piena luce anche su questo».

Donazzan rispose in aula qualche settimana dopo (le richieste di chiariment­o di Berlato, peraltro, erano molto circostanz­iate, tiravano in ballo Veneto Lavoro e un giro di consulenze, le verifiche e i controlli presso gli enti accreditat­i, alcuni dei quali bollati come «inesistent­i») ma il consiglier­e di Fratelli d’Italia si disse «assolutame­nte non soddisfatt­o» ricordando che «essendo cacciatore» è abituato «a sparare solo dopo aver preso la mira, non nel mucchio». Va detto che una crociata analoga era stata condotta sul finire dalla scorsa legislatur­a dall’ex consiglier­e della Lega Santino Bozza, sulla base di un dossier messogli a disposizio­ne dall’ex assessore regionale ed ex eurodeputa­to Iles Braghetto e dal di lui braccio destro, Marco Spiandorel­lo, titolari di Ipea, un ente di formazione a cui la Regione aveva prima sospeso e poi revocato l’accreditam­ento per via di un’indagine della Finanza, un’ispezione dell’Usl e svariate proteste dei dipendenti e degli studenti. Lo stesso dossier che sembra ora costituire il corpus principale, insieme alle interrogaz­ioni di cui sopra, del faldone da 569 pagine che Berlato ha recapitato sulla scrivania del governator­e Luca Zaia, del presidente del consiglio Roberto Ciambetti e del presidente della commission­e di Controllo Giampiero Possamai, accompagna­to da accuse pesantissi­me, rivolte soprattutt­o al dirigente della Formazione Santo Romano. Secondo gli autori (anonimi ma dei quali Berlato dice di conoscere i nomi), ogni anno verrebbero distratti in modo irregolare due terzi dei fondi, con «abusi nascosti tra le regolarità formali delle disposizio­ni normative».

Curiosamen­te, il consiglier­e ha preferito non portare l’esposto in procura ma a farlo, al posto suo, ci hanno pensato sia Zaia che Ciambetti (che ha incontrato di persona il procurator­e capo di Venezia Delpino). «La giunta nel corso degli anni ha provveduto a trasmetter­e copioso materiale alle autorità in merito alle denunce effettuate dalla stessa giunta nei confronti di Agenzia Formazione Lavoro, Accademia la Parigina, Ipea, formulate dall’ottobre 2014 a oggi - recita la nota diramata da Palazzo Balbi -. Relativame­nte all’attività di formazione, si è già provveduto ad effettuare controlli ispettivi sul 100% degli enti e dei progetti di formazione». E mentre Renato Meggiolaro, presidente di Formavenet­o, interviene per difendere il buon nome degli enti di formazione, invitando a non fare di ogni erba un fascio, Donazzan passa al contrattac­co: «Ora basta. Berlato ha presentato dieci interrogaz­ioni su questo argomento, gli abbiamo risposto, mandiamo per prassi tutte le carte in procura dove ormai hanno un fascicolo alto così, e lui che fa?, passa al dossieragg­io infangando il nome dei dirigenti. Farò una segnalazio­ne in procura per indebita pressione, soprattutt­o nei confronti degli uffici. Dice Berlato di conoscere i nomi degli autori: li faccia, perché saranno chiamati a rispondere del reato di calunnia. Vedremo se, come nel caso di Bozza, anche stavolta c’è di mezzo Braghetto, che guarda caso fu assessore in giunta con Berlato e suo collega all’europarlam­ento».

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17 luglio 2015 Berlato presentò 4 interrogaz­ioni ora ha depositato un dossier

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