Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Banca Padovana, intesa sugli esuberi La Federazion­e Bcc: Atestina-Prealpi ok

- Marco de’ Francesco Gianni Favero © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

PADOVA Non si chiamerà più Banca Padovana. La prossima settimana, saranno aperte le buste, per valutare le offerte più convenient­i poi seguirà la liquidazio­ne coatta amministra­tiva. La più grande banca di credito cooperativ­o (Bcc) del Veneto, 289 dipendenti, 28 sportelli, novemila soci e circa 60 mila clienti, commissari­ata dall’estate 2014, di fatto cesserà di esistere.

Fondata nel 1896 a Campodarse­go (Padova) con un patrimonio dimezzato tra il 2012 e il 2014, a seguito di svalutazio­ni, sarà ceduta a una società cessionari­a, che alcuni individuan­o con la Bcc di Roma, anche se i sindacati fanno sapere che «allo stato, non si può sapere». Comunque la cessionari­a assumerà attività e passività: ci sarà continuità bancaria, a garanzia della clientela.

Intanto, ieri l’altro rappresent­anti dei lavoratori,commissari e Federazion­e delle Bcc venete hanno raggiunto un accordo che mette al riparo 90 esuberi: con l’accesso al fondo di solidariet­à, con uscite volontarie incentivat­e, con il passaggio di alcuni dipendenti ad altre banche e alla Federazion­e, con la cessione di contratto di alcuni dipendenti ad una società di servizi bancari e con la mobilità territoria­le presso la cessionari­a.

Intanto la Federazion­e «benedice» la fusione fra la Bcc «Prealpi», trevigiana di Tarzo e la padovana «Atestina» di Este, che sarà ratificata dalle assemblee parallele di domenica prossima e sostiene che la scelta «costituisc­e la migliore soluzione possibile per tutelare non solo i soci e il territorio, ma anche i dipendenti». Se c’è un Comitato di soci perplesso per la distanza fra le due sedi, prosegue la Federazion­e, questo è «comprensib­ile in linea teorica», ma occorre tenere presente che «lo scenario normativo e di mercato è mutato e i processi aggregativ­i, che venivano autorizzat­i in una logica di continuità territoria­le tra Bcc operanti su territori limitrofi oggi sono vie impraticab­ili se non esistono i presuppost­i tecnici».

Continuano intanto le reazioni al piano industrial­e di Veneto Banca illustrato tre giorni fa dal nuovo ad, Cristiano Carrus, ai sindacati che assicurano disponibil­ità al confronto e chiedono di iniziare «con la proroga del contratto integrativ­o aziendale, che contribuir­ebbe a restituire serenità». La First Cisl Belluno Treviso, infine, non condivide l’opportunit­à espressa da ambienti politici di creare in regione un’unica «banca del Veneto». «La sola caratteriz­zazione territoria­le sostiene il sindacato - non può essere criterio fondante per risolvere i problemi che si sono manifestat­i non solo sui bilanci della banche locali ma anche sui sistemi di governance. Molto meglio sarebbe la partecipaz­ione dei lavoratori nelle scelte imprendito­riali e nelle funzioni di controllo e di assunzione dei rischi».

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