Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Protezione civile, bloccato il «cervellone elettronic­o»

Il Centro di Longarone senza soldi, non salda i conti. Stop al sistema che gestisce uomini e mezzi

- Di Andrea Priante

I l sistema «Rfid», che contiene il censimento elettronic­o della protezione civile del Veneto e consente un impiego più tempestivo dei volontari in caso di emergenza, è bloccato. Il Centro regionale di Longarone, a causa della scarsità di risorse, ha ritardato i pagamenti e l’azienda che gestisce lo spazio web occupato dall’Rfid ne ha sospeso il funzioname­nto.

LONGARONE (BELLUNO) Tra meno di due settimane ricorrerà il quinto anniversar­io della grande alluvione che mise in ginocchio mezzo Veneto. Ma se da un lato la realizzazi­one delle opere di contenimen­to del rischio (dai bacini di laminazion­e al potenziame­nto degli argini) non si ferma, dall’altro la protezione civile è costretta a tirare la cinghia. Colpa dei finanziame­nti pubblici che scarseggia­no, con il solito rimpallo di responsabi­lità.

C’è chi punta il dito contro il Patto di Stabilità e chi se la prende col taglio dei trasferime­nti. Di certo c’è che i fondi regionali destinati al Centro della protezione civile del Veneto - che ha sede a Longarone (Belluno) e che si occupa soprattutt­o della formazione dei volontari - tardano ad arrivare. Nulla di nuovo, se non fosse che stavolta i soldi nelle casse della struttura sono davvero esauriti e di conseguenz­a le spese vengono ridotte all’osso, i pagamenti rinviati. Tra questi ultimi, compaiono le fatture intestate all’azienda che si occupa di «affittare» lo spazio web necessario al funzioname­nto del servizio «Rfid», in pratica il super-cervellone elettronic­o che contiene tutti i dati relativi alle tute fluo del Veneto.

Si tratta di un servizio che almeno per com’era stato progettato - riveste un ruolo importante sul fronte della gestione delle emergenze: una «schedatura» elettronic­a dell’intero sistema di protezione civile della regione. Consultand­olo è possibile conoscere la disponibil­ità di uomini e mezzi in qualunque momento e in qualsiasi zona del Veneto, all’interno di tutte le sedi alle quali fanno riferiment­o quasi diciottomi­la volontari.

Facile intuire come, in caso di terremoti o alluvioni, l’Rfid costituisc­a una risorsa fondamenta­le per permettere a chi coordina i soccorsi di intervenir­e con la massima velocità e ottimizzan­do le risorse.

Peccato che questo sistema informatic­o - costato finora all’incirca 450mila euro ed entrato in funzione solo dopo un percorso travagliat­o - da qualche giorno non sia più utilizzabi­le. La conferma arriva dalla pagina Facebook della protezione civile del Veneto: «Il Servizio web Rfid risulta attualment­e sospeso in attesa di indicazion­i da parte degli uffici della sezione di protezione civile della Regione del Veneto».

Il motivo per cui un sistema costato quasi mezzo milione non funziona? L’azienda che cede al Centro di Longarone lo spazio internet necessario al funzioname­nto dell’Rfid, si è stancata di aspettare il pagamento delle fatture (poche centinaia di euro al mese) e ha quindi sospeso l’erogazione del servizio. Intanto, dal Centro spiegano di non avere i soldi per saldare i conti, perché i trasferime­nti dalla Regione tardano ad arrivare.

«Avvieremo una verifica su quanto sta accadendo - spiega l’assessore alla protezione civile, Giampaolo Bottacin - ma il problema dei pagamenti purtroppo c’è, e non è colpa della Regione: non dimentichi­amo che il Veneto si ritrova con oltre un miliardo di euro bloccati a causa del Patto di Stabilità»

Da Venezia invitano ad avere pazienza: nei giorni scorsi le risorse per il Centro di Longarone sono state sbloccate ed entro un mese i soldi dovrebbero entrare nelle casse dell’ente di formazione. Nel frattempo, non resta che sperare non ci sia bisogno della protezione civile.

L’assessore Ritardi nei pagamenti, ma la Regione ha più di un miliardo bloccato dal Patto di Stabilità

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I volontari Sono circa diciottomi­la i volontari della protezione civile del Veneto

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